ci vorrebbero 3,5 mld

Sul tavolo di Renzi arriva il dossier con le opere incompiute: 628 progetti per 3,5 mld

Alcuni edifici sono quasi pronti come i parcheggi di Pistoia realizzati per il 98%. L'idrovia Padova-Venezia progettata negli anni 60 è ancora tutta da fare

24 Lug 2014 - 08:59
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Nel giorno della Festa della Repubblica il Premier Renzi aveva scritto una lettera ai sindaci di tutta Italia per chiedere di segnalare le opere pubbliche incompiute: una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare. La promessa del Governo era di verificarne lo stato d'attuazione dei lavori e procedere all'interno del pacchetto di misure "Sblocca Italia". Sul tavolo del Primo ministro sono arrivate 628 segnalazioni di tutti i tipi per coprire le quali servirebbero 3,5 miliardi di euro.

Sul tavolo di Renzi arriva il dossier con le opere incompiute: 628 progetti per 3,5 mld

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© Web  | L'idrovia Padova-Venezia.  E' stata progettata all'inizio degli anni '60 per sostituire il preesistente collegamento acqueo tra le due città, che si svolgeva attraverso il Naviglio di Brenta, esistente sin dal 1200 e transitabile solamente dalle navi di 150 - 300 tonnellate. Parte dalla zona industriale di Padova, attraversa il fiume Brenta e quindi il Novissimo, per arrivare alla conca Gusso, l'unica di tutto il canale; quindi, dopo un ulteriore breve tratto in terraferma supera l'argine di conterminazione lagunare e raggiunge il canale di grande navigazione Malamocco Marghera. Il percorso totale è di 27,575 km.
© Web  | L'idrovia Padova-Venezia.  E' stata progettata all'inizio degli anni '60 per sostituire il preesistente collegamento acqueo tra le due città, che si svolgeva attraverso il Naviglio di Brenta, esistente sin dal 1200 e transitabile solamente dalle navi di 150 - 300 tonnellate. Parte dalla zona industriale di Padova, attraversa il fiume Brenta e quindi il Novissimo, per arrivare alla conca Gusso, l'unica di tutto il canale; quindi, dopo un ulteriore breve tratto in terraferma supera l'argine di conterminazione lagunare e raggiunge il canale di grande navigazione Malamocco Marghera. Il percorso totale è di 27,575 km.
© Web  | L'idrovia Padova-Venezia.  E' stata progettata all'inizio degli anni '60 per sostituire il preesistente collegamento acqueo tra le due città, che si svolgeva attraverso il Naviglio di Brenta, esistente sin dal 1200 e transitabile solamente dalle navi di 150 - 300 tonnellate. Parte dalla zona industriale di Padova, attraversa il fiume Brenta e quindi il Novissimo, per arrivare alla conca Gusso, l'unica di tutto il canale; quindi, dopo un ulteriore breve tratto in terraferma supera l'argine di conterminazione lagunare e raggiunge il canale di grande navigazione Malamocco Marghera. Il percorso totale è di 27,575 km.

© Web | L'idrovia Padova-Venezia. E' stata progettata all'inizio degli anni '60 per sostituire il preesistente collegamento acqueo tra le due città, che si svolgeva attraverso il Naviglio di Brenta, esistente sin dal 1200 e transitabile solamente dalle navi di 150 - 300 tonnellate. Parte dalla zona industriale di Padova, attraversa il fiume Brenta e quindi il Novissimo, per arrivare alla conca Gusso, l'unica di tutto il canale; quindi, dopo un ulteriore breve tratto in terraferma supera l'argine di conterminazione lagunare e raggiunge il canale di grande navigazione Malamocco Marghera. Il percorso totale è di 27,575 km.

© Web | L'idrovia Padova-Venezia. E' stata progettata all'inizio degli anni '60 per sostituire il preesistente collegamento acqueo tra le due città, che si svolgeva attraverso il Naviglio di Brenta, esistente sin dal 1200 e transitabile solamente dalle navi di 150 - 300 tonnellate. Parte dalla zona industriale di Padova, attraversa il fiume Brenta e quindi il Novissimo, per arrivare alla conca Gusso, l'unica di tutto il canale; quindi, dopo un ulteriore breve tratto in terraferma supera l'argine di conterminazione lagunare e raggiunge il canale di grande navigazione Malamocco Marghera. Il percorso totale è di 27,575 km.

Visto che le risorse per tutto non ci sono, l'Esecutivo dovrà fare una selezione. Il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini dichiara al quotidiano "La Stampa" che si cercherà di usare il buon senso: "Ci vengono segnalate - dice ancora Nencini, a mo' di esempio - molte casermette in costruzione per carabinieri e polizia. Bene, siccome sappiamo che le forze di polizia stanno riorganizzandosi sul territorio, e magari qualcuno di questi edifici è stato avviato tanti anni fa, magari potrebbero essere più utili come edilizia popolare, o come residenze per anziani, o ostelli per la gioventù. Io dico: esaminiamo l'elenco senza pregiudizi".

Il rischio è in effetti che i soldi vadano a progetti di scarso interesse pubblico oppure obsoleti. Meglio dare 99 mila euro per il completamento della piazza di Ottati (Salerno) che risulta ancora da iniziare, oppure sostenere il mini-metrò tra Pincetto e Monteluce, via ferrata di Perugia, costo stimato in 140 milioni di euro, costruito al 67,42 per cento? Nel dossier ci sono anche grandi opere come l'Idrovia Padova - Venezia, costo di 461 milioni di euro, ma tutta da costruire.

Altri progetti invece, potrebbero essere infinitamente piccoli e destinati a un'utenza assai ristretta. come la casa per anziani e disabili di Montalbano Jonico (Matera) che però, è completata al 97,68 per cento. Per il Laboratorio di Sanità Pubblica di Biella, invece, i lavori di realizzazione risultano interrotti al 39,56 per cento. I parcheggi periferici e collinari di Pistoia sono fermi al 98.48 per cento della realizzazione e mancano solo 1.000 euro per chiudere l'opera.

"Poi però c'è il caso della strada non completata - dice ancora il viceministro - che doveva collegare due aree industriali che all'epoca erano fiorenti, ma oggi purtroppo sono abbandonate. O ne risulta abbandonata una sola. Ecco, ha un senso completare quella strada a tutti i costi quando è palesemente inutile? Non è meglio abbandonarla, dismetterla, restituire l'area alla natura? Io preferirei rimboscare piuttosto che buttare asfalto a vuoto. Almeno ci risparmiamo il danno ambientale".

Ma la buona volontà del Governo si scontra con la regola per cui se un'opera pubblica nasce in un modo, la legge non prevede che si possa cambiare in corsa la destinazione d'uso e i finanziamenti relativi. "Proprio in questi giorni stiamo impostando alcune norme nuove per rompere questa rigidità - dice Nencini. - Di pari passo ci vuole una norma che stabilisca una programmazione nei fondi. La collegheremo al Pil. Per le opere pubbliche, si spenda ogni anno lo 0,3/ del Pil. In questo modo si potrà programmare la spesa con un anticipo almeno triennale e potremo evitare l'altro guaio italico, ossia la fine improvvisa dei finanziamenti con l'opera a metà".

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