"Vedo come una liberazione poter ridare parola agli elettori", si legge nella lettera indirizzata al suo avvocato Stefano Savi
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"È chiaro che oggi per me la poltrona di presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto...Non mi spaventa rinunciare a un ruolo a cui pure sono legato...". Lo scrive Giovanni Toti in una lettera indirizzata all'avvocato Stefano Savi. "Vedo come una liberazione poter ridare la parola agli elettori.... ma la presidenza non è un bene personale...".
"La Regione - scrive Toti - è un patrimonio collettivo. Di chi l'ha votata, di chi l'ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica. Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative. Che, mentre i Pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune. Sembrano regole astratte, ma si chiamano democrazia. Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò a incontrarmi con gli amici del mio movimento politico, gli alleati, e tutti coloro che potrò vedere per parlare di futuro. E le scelte che faremo saranno prima di tutto per il bene della Liguria a cui oggi tutta l'Italia dovrebbe guardare con grande attenzione. Per ora resto qui, nella casa di Ameglia. Orgoglioso della consapevolezza di essere meno ricco di quando ho cominciato a fare politica, meno libero, ma di aver contribuito a costruire una Liguria più ricca e più libera. Che gli elettori, al momento opportuno, sapranno conservare".
Toti, ha chiesto di incontrare il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e i due assessori regionali Giacomo Giampedrone e Marco Scajola. L'istanza è stata depositata al giudice dall'avvocato Stefano Savi. Il leader della Lega sarà a Genova lunedì ma non è detto che l'incontro possa avvenire già quel giorno. I confronti serviranno in prima battuta a fissare la linea da seguire per mandare avanti la Regione Liguria dopo la decisione del Riesame che ha scelto di lasciare Toti agli arresti domiciliari. Ma non è escluso che si possa iniziare a parlare anche del futuro del governatore e delle sue eventuali dimissioni.
"Non scrive la verità chi sostiene una nostra attenzione particolare per Aldo Spinelli e le sue imprese. Gli stessi pranzi, le stesse telefonate, gli stessi viaggi per incontrarli, gli stessi interessamenti sono stati riservati a tutti coloro che lavoravano e investivano nel nostro territorio. A prescindere che fossero finanziatori o meno, sostenitori politici o meno. A prescindere da tutto, tranne la loro volontà di investire". È un altro passaggio della lettera di Toti.
"Il materiale raccolto in quattro anni lo potrà ben dimostrare, ma sfido a trovare un imprenditore che lamenti la nostra mancata attenzione o sollecitudine per un suo problema", invita Toti. "Le pratiche in particolare oggi al centro delle accuse, riguardavano un finanziatore del nostro movimento politico. - dichiara riferendosi all'imprenditore portuale Aldo Spinelli -. Un finanziatore da sempre, da prima che diventassi governatore, da nove anni. Ci ha sostenuto, come molte altre migliaia di persone in questi anni, quando era convinto delle nostre scelte e quando lo era meno, quando aveva pratiche aperte con la pubblica amministrazione e quando non le aveva. Sempre. Lo ha sempre fatto perché riteneva, fortunatamente come molti altri, che la nostra politica fosse migliore delle alternative, che la nostra attenzione e sensibilità verso il mondo dell'impresa fosse di vantaggio a chi investe. A lui, e non solo a lui".