Giorgia Meloni chiederà più peso dell'Italia, Raffaele Fitto potrebbe avere ruolo chiave (aprendo a un rimpasto di governo). Macron e Scholz puntano a chiudere in fretta ma molti Paesi tengono le carte coperte
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Ufficialmente è una cena informale ma di fatto è un vertice quello che nella serata vedrà i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri dell'Ue seduti per decidere le nomine. Ursula von der Leyen resta in pole position per il bis alla guida della Commissione europea. Ma sono i nomi degli altri ruoli apicali che potrebbero destinare sorprese. L'Italia, con Giorgia Meloni, avanzerà le proprie richieste chiedendo di "contare" di più a Bruxelles. "Di nomi ancora non si è parlato", assicurano nella maggioranza, ma il candidato naturale per l'ingresso nella nuova Commissione sarebbe Raffale Fitto. Spostare un ministro vorrebbe, però, dire aprire al rimpasto di governo, una ipotesi che Meloni ha escluso pubblicamente, argomento che vale anche per Giorgetti e Tajani. Il tam tam delle ultime settimane vede anche l'ipotesi di Elisabetta Belloni.
In vista dell'imminente cena non ufficiale, i leader dei 27 stati membri si preparano a dibattere le nomine chiave, delineando un quadro di aspettative contrastanti. Da una parte, si osserva un supporto, variabile nella sua evidenza, verso un secondo mandato di Ursula von der Leyen e verso le proposte di nomina di Antonio Costa, ex primo ministro socialista del Portogallo, a presidente del Consiglio Europeo, e di Kaja Kallas, attuale primo ministro dell'Estonia, a Alto rappresentante dell'Unione Europea. Dall'altra, emergono le ambizioni di Giorgia Meloni, che mira a rafforzare l'influenza italiana a Bruxelles. A ciò si aggiungono le aspettative dei paesi dell'Est Europa, con la Polonia in testa, che aspirano a un maggiore riconoscimento del loro ruolo nell'Ue.
Il capo di stato francese, Emmanuel Macron, e il primo ministro tedesco, Olaf Scholz, sono impegnati a concludere rapidamente le trattative in corso, esprimendo ottimismo per un esito positivo. Tuttavia, non si può ignorare la possibilità che ostacoli imprevisti emergano, potenzialmente ritardando l'accordo fino a dopo il 30 giugno, data delle elezioni francesi. Secondo le anticipazioni, sembra probabile la conferma di von der Leyen e di Roberta Metsola, quest'ultima molto apprezzata, alla presidenza del Parlamento Europeo per un nuovo mandato biennale. Per quanto riguarda Costa e Kallas, invece, la situazione appare meno definita, dando l'impressione che alcuni leader europei preferiscano mantenere un approccio riservato, rivelando le proprie strategie solo nel momento più opportuno, forse durante la cena imminente.
Di sicuro il focus al momento è sul prossimo presidente della Commissione e la distribuzione degli incarichi all'interno del futuro esecutivo europeo. Prima di tutto occorrerà infatti blindare la cosiddetta maggioranza Ursula all'interno del Pe, poiché se è vero che popolari, socialisti e liberali possono contare su 406 seggi contro i 361 necessari a dare luce verde alla nomina, è anche vero che il fenomeno dei franchi tiratori fa apparire esiguo questo margine di sicurezza. E quindi si punta ad allargare la coalizione per contare almeno su una parte dei 52 eurodeputati eletti nei gruppo dei Verdi. Ma forse anche sull'appoggio esterno della delegazione di Fratelli d'Italia. Che potrebbe arrivare in maniera più o meno esplicita se sarà accolta la richiesta di avere una vicepresidenza di peso all'interno della Commissione.
Ed è proprio sul fronte degli incarichi in Commissione che la battaglia potrebbe inasprirsi e ritardare le scelte sui top job secondo una tradizione che ha sempre caratterizzato le trattative europee: nulla è deciso fino a quando non c'è una decisione su tutto il pacchetto. A chiedere portafogli di peso non sarà solo l'Italia. Già si sa che la Francia punta a un incarico importante sul fronte dell'economia o della politica industriale. La Spagna vuole piazzare l'attuale vicepremier Teresa Ribera al clima o alla transizione energetica. La Lettonia ha deciso di confermare Valdis Dombrovskis, attualmente vicepresidente della Commissione a cui fanno capo gli affari economici e il commercio, che difficilmente potrà avere un portafoglio meno importante.