"IL PD NON E' AUTOSUFFICIENTE"

Unioni civili, il ministro Boschi: "Serve accordo, il Pd non è autosufficiente"

Ddl impantanato al Senato dove non si trova la quadra tra i partiti e all'interno dei Dem. Il presidente Pietro Grasso potrebbe dichiarare inammissibili i canguri e così tornerebbero in gioco i voti del M5S

19 Feb 2016 - 21:30

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"Le leggi si fanno se ci sono i numeri. Ad oggi in Senato il Pd non è autosufficiente, non lo è nemmeno se sommiamo i voti di Sel. Quindi dobbiamo creare un punto di incontro". Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi in merito al ddl unioni civili. "Abbiamo scelto di affrontare questo tema, consapevoli che siamo un governo con sensibilità diverse. Non so quale sarà il risultato finale ma è un passo importante che se ne discuta", aggiunge.

Grasso: "Canguri inammissibili" - L'ipotesi, che cambierebbe radicalmente gli scenari a Palazzo Madama, arriva direttamente dal presidente del Senato Pietro Grasso. Il taglio dei canguri è "un'ipotesi in campo", spiega Grasso ragionando sul fatto che tali emendamenti "sono un'arma tollerata di fronte all'ostruzionismo esasperato. Ora siamo di fronte solo a qualche centinaio di voti". Gli emendamenti, depurati dai 4.500 ritirati dalla Lega, sono circa 1200 al netto del giudizio di ammissibilità e dell'eventuale accorpamento di alcuni di questi.

Tornano in gioco le possibili alleanze -
Le proposte, alla fine, potrebbero scendere ben sotto le migliaia con un ventaglio di voti segreti non amplissimo. Lo scenario, insomma, cambierebbe, portando a un probabile "rasserenamento" del clima in Aula, esponendo totalmente la stepchild alla decisione dell'Assemblea e inducendo il Pd a riannodare i fili su un terreno di mediazione dentro e fuori il partito. Con il M5S di nuovo in gioco (sebbene i contatti con il Pd sul tema siano ormai chiusi) per l'approvazione del ddl Cirinnà, dopo che Alessandro Di Battista sottolinea come i 5 Stelle mettano i loro voti "a disposizione della legge e non del Pd". E la decisione di Grasso, al tempo stesso, potrebbe creare un precedente da tenere in considerazione nel prosieguo della legislatura

Il Pd ipotizzava già l'archiviazione del canguro - Il Pd aveva preso già in considerazione l'ipotesi dell'archiviazione dell'emendamento canguro: l'altra, al momento comunque valida, è quella di chiedere il suo spacchettamento (con voto separato e segreto sul punto relativo all'adozione). Opzione, quest'ultima, contro la quali anche oggi si scagliano Ap e M5S e che è solo "tollerata" dai Cattodem. Tanto che Rosa Maria di Giorgi giudica quella di Grasso "un'idea saggia, che porterebbe la discussione sul merito", nel rispetto della "libertà di coscienza indicata dal segretario".

Le divisioni però restano - Ma i tempi, tuttavia, non sembrano essere rapidi soprattutto se si dovranno affrontare tutti gli emendamenti ancora in pista. Le divisioni nel Pd restano, tanto che il partito, in attesa di un "segnale" di Matteo Renzi all'Assemblea di domenica, appare bloccato nell'impasse con oltre la metà dei senatori fermi nel chiedere il mantenimento della stepchild e una trentina di Cattodem (che in questo caso potrebbero fare asse con i centristi) che invece reputano lo stralcio ancora la soluzione migliore.

Ap contro stepchild e art.3 - Stralcio che però quelli di Ap ritengono insufficiente, perché a loro giudizio già l'art.3 del ddl, sui diritti/doveri, dà carta bianca all'adozione speciale. Di certo, senza i canguri, in Aula sarà battaglia su ogni emendamento con l'articolo 3 come primo snodo centrale. "Potrebbe essere un Vietnam" è il timore di Sergio Lo Giudice (Pd), uno dei "paladini" della stepchild. Ma da qui a mercoledì il Pd cercherà di evitarlo.

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