Il caso più noto riguardava l'ex presidente della Regione Lombardia. M5s: "Nuovo schiaffo a cittadini, ridato l'assegno ai condannati"
Il Consiglio di garanzia del Senato ha confermato a maggioranza, tre voti a favore (Lega e FI) e due contrari, la decisione assunta dalla Commissione contenziosa di restituire il vitalizio ai condannati in via definitiva che erano stati esclusi in base alla delibera Grasso. Il caso più noto era quello di Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia condannato per corruzione. Dopo la decisione, è scontro tra le forze politiche.
Conte: "Errore restituire vitalizi"Sull'argomento è intervenuto anche l'ex premier Giuseppe Conte: "Il Senato della Repubblica, attraverso un proprio organo, il Consiglio di Garanzia, ha confermato la decisione di primo grado di restituire il vitalizio a un ex senatore condannato per corruzione - ha scritto su Twitter -. È una decisione che considero erronea, che trasmette un messaggio profondamente negativo per i cittadini, perché mina il delicatissimo rapporto di fiducia con le istituzioni, tanto più in questo momento: il Paese sta faticosamente cercando di superare una drammatica pandemia, che ha fiaccato e messo in ginocchio moltissime attivita' economiche e creato difficolta' a tantissimi cittadini".
M5s: "Non ci arrendiamo, rilanceremo battaglia" "Il condannato per corruzione Formigoni riprende il vitalizio, e con lui gli altri ex senatori riconosciuti colpevoli di gravi reati. Dal Senato arriva un nuovo schiaffo ai cittadini italiani: la Lega e Forza Italia se ne assumono la responsabilità di fronte al Paese. Il Consiglio di Garanzia, in cui non siede il M5s dopo il tradimento di un nostro ex senatore, ha deciso di respingere il ricorso avanzato dall'amministrazione di Palazzo Madama contro la sentenza di primo grado con la quale la commissione Contenziosa aveva annullato la delibera Grasso del 2015". Lo affermano in una nota gli esponenti del MoVimento 5 Stelle Paola Taverna, vice presidente del Senato, Laura Bottici, questore di Palazzo Madama, e Gianluca Perilli.
"Finché c'era da assegnare i privilegi ai pochi della casta si faceva valere l'autonomia del Senato, ora che invece c'è da applicare regole di civiltà e rigore - aggiungono - allora l'autonomia non serve più e ci si appella in modo strumentale addirittura alla legge su Reddito di Cittadinanza e Quota 100 nonché a sentenze interpretate in modo forzato. Dopo decenni si sono accorti che i parlamentari potrebbero avere le stesse regole dei cittadini, ma lo fanno nell'unica volta in cui questo serve a difendere un privilegio. Evidentemente non conoscono vergogna. Noi non ci arrendiamo e rilanceremo la nostra battaglia con nuove proposte".