In mancanza di una soluzione comune a "lungo termine", la Ue potrebbe mettere in campo soluzioni a "breve termine", come la tassa sul fatturato promossa da Italia, Francia, Germania e Spagna
© ansa
Sul tema della webtax, la tassa ai colossi del web, un gruppo di singoli Paesi Ue "non solo possono, ma devono lavorare in coordinamento tra loro" se anche non si dovesse raggiungere un accordo all'unanimità per procedere tutti insieme. A sostenerlo è il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, arrivando al vertice Ue sul digitale di Tallinn. Questo, ha aggiunto, "è il senso del documento" che Italia, Francia, Germania e Spagna "hanno rivolto ai 28".
Juncker: "L'anno prossimo nuove regole" - La Commissione Ue come promesso presenterà "l'anno prossimo nuove regole per una tassazione equa e un uguale terreno di gioco per tutti" nel digitale, e "penso avremo un accordo" all'Ecofin che si occuperà del dossier. Lo ha affermato il presidente Jean-Claude Juncker.
Senza nessun accordo scelgano in pochi - La soluzione al problema della tassazione dei giganti del web andrebbe trovata a livello globale, assieme all'Ocse, oppure approvando in fretta la CCCTB, la direttiva che punta a creare una base imponibile comune per le imprese, e in un secondo momento ad armonizzare l'aliquota. Ma in mancanza di una di queste soluzioni a "lungo termine", la Ue potrebbe mettere in campo anche soluzioni a "breve termine", come una tassa sul fatturato, una ritenuta sulle transazioni digitali e un'imposta sui messaggi pubblicitari, come sostenuto da Italia, Francia, Germania e Francia.
Commissione Ue: "Ognuno presenti la propria soluzione" - Nella comunicazione della Commissione, si stabilisce che "in assenza di adeguati progressi globali", l'Unione dovrebbe attuare "proprie soluzioni" per mettere fine ai vantaggi delle imprese dell'economia digitale. L'Ocse presenterà una sua posizione a inizio 2018, ma potrebbe non rispettare il livello di ambizione che la Ue chiede ora.
La strategia a breve termine e a lungo termine - Il documento di Bruxelles quindi definisce la strategia a lungo e a breve termine. La prima è aspettare l'Ocse, oppure accelerare l'approvazione della CCCTB, sui cui però molti Stati sono scettici perché ci si lavora da 11 anni. Due anni fa è stata rilanciata dalla Commissione, ma si è rifermata all'Ecofin per lo scetticismo dei soliti noti: Irlanda, Lussemburgo, Malta, Estonia, Paesi che hanno fondato la propria fortuna sul fisco vantaggioso per le imprese. La Commissione propone "rimedi a breve termine", come la tassa sul fatturato proposta da Italia, Francia, Germania e Spagna, sostenuta a Tallinn anche da altri sei Paesi. Ci sarà poi l'ipotesi di una ritenuta d'acconto sulle transazioni digitali, e il prelievo sui ricavi generati dalle forniture di servizi digitali.
I pro e i contro - Tutte queste hanno però pro e contro da approfondire, così come la compatibilità con i trattati sulla doppia tassazione, le regole sugli aiuti di Stato, libertà fondamentali, impegni sul free-trade e regole del WTO. La Commissione mette in guardia dalla difficoltà di individuare una base imponibile, cioè cosa tassare, in imprese digitali così diverse tra loro come Amazon, Google, Facebook, Netflix, Booking, Zalando e tutte le altre grandi e piccole realtà che finora hanno fatto fortuna anche grazie a una tassazione "obsoleta" che non è riuscita ad intercettare i loro profitti.