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Il Maestro Antonio Pappano al Festival dei Due Mondi di Spoleto

Il Maestro ospite a "Popular"

14 Lug 2021 - 12:07
 © Ufficio stampa

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Il tradizionale Concerto Finale in Piazza Duomo, ha concluso il Festival dei Due Mondi di Spoleto. L'evento in occasione della 64esima edizione, che per la prima volta ha visto Monique Veaute nel ruolo di direttrice artistica. L'Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia ha proposto la sinfonia da "L’italiana in Algeri" di Gioachino Rossini, "1001 Nights" del pianista e compositore turco Fazil Say e la "Sherazade" di Nikolaj Rismkji Korsakov. 

Sul podio il Maestro Antonio Pappano, che ha incontrato il pubblico del Festival, prima di un concerto che lo ha visto in qualità di pianista con un programma cameristico dedicato a Brahms, al Teatro Caio Melisso.

“È questa la seconda volta che suono a Spoleto, ha detto Pappano al pubblico presente, in un festival che ha avuto figure straordinarie come il Maestro Giancarlo Menotti che lo ideò o Thomas Schippers che ne fu storico direttore musicale. Alcuni anni fa ebbi l'occasione di dirigere il Concerto Finale, ma è da questa edizione che l’orchestra che dirigo, inizia un percorso di collaborazione con il Festival dei due Mondi, che mi auguro possa essere più duraturo e proficuo possibile”.

Non poteva mancare, visto il periodo storico che stiamo vivendo, un riferimento alla pandemia. A tale proposito Pappano ha auspicato  che quanto prima, con le dovute cautele, si possa tornare ai concerti in presenza.

Nulla secondo Pappano è  paragonabile ad un concerto dal vivo, dove la vicinanza tra musicisti e pubblico è fondamentale per la riuscita dell'evento.

In merito al Concerto Finale il Maestro ha posto l'accento sulle esecuzioni: in particolare un classico del repertorio operistico italiano come la sinfonia da "L'Italiana in Algeri" di Rossini. 

A questa composizione ha fatto seguito un brano di musica contemporanea come "1001 Nights In The Harem" del compositore e pianista turco Fazil Say.

Un esecuzione da forte sapore etnico con un “dialogo” suggestivo tra violino e percussioni, ma anche tra oriente ed occidente, che sembra rimandare alla magnifica "Sherazade" di Nikolaj Rismkij Korsakov, che ha concluso il concerto. Korsakov, pur essendo russo fu ammaliato dall'Oriente.

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