Tgcom24 ha incontrato il polistrumentista considerato una delle figure fondamentali della musica popolare in Italia
di Giancarlo Bastianelli© Ufficio stampa
Ha tagliato quest'anno l'importante traguardo del venticinquennale il concerto di Santo Stefano a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, nato per volontà del maestro Luigi Cinque, polistrumentista e compositore, ritenuto unanimemente una delle figure fondamentali della musica popolare in Italia. Il concerto si è imposto sempre di più come evento internazionale, capace di abbattere le barriere tra i generi ed i musicisti. Il Concerto fu definito “il Respiro Sacro di Roma” da Peter Gabriel nel 2008, entusiasta dopo aver assistito tra il pubblico all'evento, dove il mitico cantante dei Genesis, ma anche paladino della World Music, accompagnava il virtuoso di Duduk armeno Diavan Gasparyan.
Numerosissimi gli ospiti negli anni del concerto di Santo Stefano: AREA con Patrizio Fariselli, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti, Tenores di Bitti e Su Cuncordu e su Rosariu di Santu Lussurgiu, Efren Lopez, Michel Godard, Danilo Rea, Rita Marcotulli, Stefano Di Battista, Massimo Popolizio e alcune tra le principali stelle del jazz nostrano, come Fabrizio Bosso e poi ancora artisti africani come Badara Seck, Youssou N’Dour, e il Coro di Sarajevo, Daniele Sepe, David Riondino, Iaia Forte, Emil Zrihan, Balanescu Quartet, Domenico Quirico, e moltissimi altri.
Quest’anno special guest sono stati Enzo Avitabile e la cantante della Mongolia Urna Chahar Tugchi, tutto sotto la cornice e il raffinatissimo legame musicale tenuto insieme dalla mirabolante Hypertext O’rchestra, diretta da Luigi Cinque, gradito ospite a "Popular".
A partire dalla tua esperienza con il Canzoniere del Lazio, non hai mai interrotto la tua ricerca culturale, quindi musicale.
Il canzoniere del Lazio era un piccolo elemento, ma un importante punto di partenza, un gruppo che tutt’oggi è un punto di riferimento per molti, dice Luigi Cinque, abbiamo fatto molta strada in questi decenni, in particolare negli anni '80 e nei '90. Proprio nel ‘98 concepii un ensemble di musicisti di paesi differenti a Nairobi per il 50 anniversario della nascita della "Dichiarazione dei diritti dell'Uomo" alla presenza dell'allora segretario generale dell'Onu Kofi Annan, è stato un cammino intrigante, ora l'omologazione avanza, ma nonostante ciò abbiamo avuto la grande soddisfazione di essere riusciti a "mettere in campo" qualcosa di originale.
Un grande ospite anche quest'anno.
Enzo Avitabile è un mito del nostro tempo, che grazie alla sua voce e al suo strumento è riuscito a far coagulare nel suo percorso artistico diverse anime della musica partenopea. Mi lega a lui una grande amicizia, sono molto contento di averlo avuto come special guest in questa 25esima edizione.
Sul palco avete sempre creato in questi anni un'alchimia particolare...
C'è un insieme di lavoro e improvvisazione, un "rituale" che ci fa stare insieme sul palco dando vita a un evento unico. Vogliamo allargare gli orizzonti, creando musiche non identificabili in un genere preciso, abbiamo dato vita a una nuova via, fatta di una ricerca continua di una "fiamma" che si accende e che dà emozioni a chi ascolta.
Ci sono novità sul fronte discografico?
Abbiamo da molti anni filmato il nostro concerto, abbiamo già realizzato un disco con i musicisti che nelle varie edizioni, hanno partecipato all’evento. Contiamo di pubblicare presto un film sul concerto e la sua storia.