Il caso di padova

Vuoti a perdere

Le immagini che hanno sconvolto l'IItalia

11 Ott 2012 - 16:35
 © Da video

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Forse è stata violata la privacy. Forse la carta di Treviso. Forse ancora si è andati al di la’ del buon senso e del buon gusto diffondendo le immagini del bambino di Padova portato via a forza davanti a scuola.

Ma una chiave di lettura possibile è proprio tutta visiva.
Guardatele, guardiamole, quelle immagini: somigliano tragicamente a quella di manifestazioni dove la polizia rimuove di forza studenti che scalciano e si ribellano.
Somigliano a quella di altre contestazioni, magari con operai sdraiati sui binari portati via di peso.
In quella occasioni dare torto o ragione è una questione di partito preso, di convinzione ideologica. Chi ne è privo fatica a trovare ia parametri buoni per un giudizio tranciante. Ma prova comunque un senso di orrore, di repulsione morale, di dolore personale: l’unica certezza che resta è quella che cosi’ non dove andare. 
Nel caso tremendo del bambino di Padova, davanti alle immagini che lo ritraggono, c’è tutto questo.

Ha ragione il padre, riconosciuto dai giudici unico genitore valido e degno.
Può avere ragione la madre, privata per decreto della propria genitorialità.
Ha certamente ragione il bambino, che voleva affermare – al di la’ dei giudici e dei decreti – la propria volontà.
Hanno ragione i giudici, che han valutato condizioni presenti per il bene del minore.
Possono avere ragione perfino i poliziotti, meri esecutori di un’ordinanza.

La vicenda sembra la tragica rappresentazione di una coperta che ognuno dei protagonisti ha buon diritto di tirare dalla propria parte.
In questi casi, il dubbio che sorge non è su quel che è accaduto, quel che si vede, ma su come e perché vi si sia potuti arrivare.
Per coloro che – come chi scrive – non riescono a schierarsi, la tragedia sta in quello: nel groviglio di contraddizioni, di aspettative tradite, di diritti negati, di colpevoli vuoti e incertezze , di irresponsabilità che conducono fino a quel punto.
Abbiamo un modello sociale di famiglia che si sfalda di giorno in giorno. A tenerne a tutti i costi insieme i pezzi istituzioni come i Tribunali dei Minori e i Servizi Sociali che trovano origine nel lontano ventennio fascista e nei suoi parametri collettivi.

Abbiamo genitori che da quella famiglia entrano ed escono in un vortice di responsabilità trovate, ritrovate, abbandonate, rivendicate senza alcun supporto, alcuna guida.
Abbiamo minori scaraventati in un mondo che li fa precipitare in vuoti fintamente colmati, in realtà appena coperti come trappole in una giungla.
Abbiamo autorità, avvocati, psicologi che a volte pare giochino con i figli come con le tessere di un puzzle da modificare, ritagliare per infilarli dove piu’ fa comodo. Abbiamo leggi ferme, lente, cieche, sorde. Lontane.
Abbiamo soprattutto una politica che mantiene uno spazio vuoto nel dizionario della sue priorità, dove dovrebbe figurare la voce “ sociale”.

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