Il mondo si interroga sul Caro erede che minaccia una guerra atomica
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Kim Jong Un, in fondo, è un trentenne come tutti gli altri. Ama il cinema, la musica, il baseball, ma da quando ha deciso di mettere da parte i videogame e dedicarsi alla guerra reale, il mondo si è spaccato in due. Da una parte c’è chi vede in questo Pol Pot in miniatura, una minaccia reale, un pericolo globale, l’incarnazione del male. Dall’altra parte, c’è chi lo ritiene un ciarlatano, un pallone gonfiato di propaganda, un bulletto di periferia Asia Nord che deve mostrare i muscoli per superare un dissenso interno sempre più forte (e sempre meno evidente, visto che della Corea del Nord non si sa praticamente nulla se non che esiste e ha dei missili).
Qualcuno, alla morte del Caro Leader, vide in lui una speranza di democrazia, addirittura l’uomo che avrebbe traghettato la Corea del Nord fuori dall’immobilismo dittatoriale in cui si è auto reclusa. Ma, a meno che sui missili nucleari non siano caricati fuochi d’artificio per festeggiare la primavera con gli abitanti dell'isola di Guam, le sue ultime prodezze escludono decisamente questa ipotesi.
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Ma Kim è anche figlio del suo Paese. E’ il prediletto di Kim Jong-Il, il Caro leader, che, secondo i libri di scuola ufficiali coreani, lasciò la vagina della madre sei mesi prima del termine. Fece tutto da solo, senza l’aiuto di un ostetrico o di un dottore. I medici, umiliati, dovettero lasciare in lacrime la Penisola. E’ il frutto di un sistema di potere “celestiale” dove in cima alla piramide c’è un leader realmente avvolto di un’aura mistica. E’ il motore di una propaganda che serve da collante sociale per una nazione dove i bambini all’asilo disegnano carri armati che schiacciano gli americani invece di principesse e draghi.
Quello che preoccupa davvero, è che nessuno sappia cosa abbia realmente in testa. Visto da lontano sembra un bimbominkia che ha visto troppi film di supereroi o si sente come in War Games a organizzare una guerra termonucleare globale. Un ragazzino che invece di una console con un videogame di guerra, ha in mano un joypad che fa partire dei missili veri. A proposito: tre anni fa uscì un videogioco di nome Homefront. Ipotizzava che la Corea del Nord, in un futuro prossimo, invadesse gli Stati Uniti e conquistasse il mondo. Sicuramente è uno dei giochi preferiti di Kim Jong Un. Soprattutto la prima parte, dove le bandiere americane bruciano e sui palazzi vengono issate quelle Nordcoreane. Pare che Kim, però, giochi sempre e solo la prima parte. Non è mai arrivato in fondo: altrimenti saprebbe che i cattivi, alla fine, perdono sempre.