Pascale-Bonev: l'editoriale del direttore del Tg4
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Se una coppia gay viene insultata per strada è un’emergenza nazionale. Se una giovane ragazza viene definita lesbica in prima serata e in quanto tale scrutata, analizzata e infine giudicata senza alcun rispetto per la sua vita, allora questo è un esempio di buon giornalismo progressista. L’Italia è sempre stato un paese dalla doppia morale, ma giovedì sera si è fatto un deciso passo avanti: è stata ufficialmente inventata la morale ad personam, quella che vale solo per la famiglia Berlusconi.
Nel Paese che, in piena crisi economica e sociale, ha tenuto impegnato il suo Parlamento intere giornate per approvare la legge sull’omofobia, nel Paese in cui un quartiere della Capitale è stato quasi militarizzato, e giustamente, per alcune aggressioni contro coppie gay, in un Paese dove la sinistra non perde occasione per invocare maggiori tutele per gli omosessuali, in questo stesso Paese si può definire lesbica una ragazza in un programma televisivo. Si, si può, purché sia la fidanzata di Silvio Berlusconi. In uno show televisivo, giovedì sera, abbiamo sentito una gentile signora, dire, ripetere, spiegare, accusare una ragazza, Francesca Pascale, di essere lesbica.
La Pascale, giustamente indignata, pare voglia querelare la signora in questione e chiedere i danni. Ma non è questo il punto. Il punto è che sfogliando oggi i giornali, le agenzie di stampa, i siti internet, non si trova una presa di posizione a difesa della fidanzata del cavaliere. Se non quelle del Popolo della Libertà. Da tutto il resto del mondo non una dichiarazione, neppure una precisazione che spieghi che usare il termine lesbica in modo dispregiativo come è stato fatto, non dico sia omofobo, ma almeno poco elegante. Nulla. Nulla dalle associazioni dei gay, nulla dall’attivissimo circolo Mario Mieli, nulla dai progressisti di qualsiasi colore, non un intellettuale, nessuno di coloro che si erano stracciate le vesti ad ogni minimo accenno men che riguardoso per la sessualità di Vendola o di Vladimir Luxuria. E allora ci è venuto il dubbio che le leggi ad personam esistano davvero. Almeno una: quella che si applica a tutela di tutti, tranne che della fidanzata di Silvio Berlusconi.