ACQUISTI ITALIANI

Lo spread di stabilità non aiuta i consumi

Acquisti Italiani è la rubrica di approfondimento sull’andamento degli acquisti, le tendenze di consumo e il consumatore, curata da Francesco Pallavicino, Responsabile Scenari di Mercato e Posizionamento di CartaSi. Le informazioni sono tratte dalle analisi dell’Osservatorio Acquisti CartaSi, che rileva gli acquisti degli italiani con carta di credito (www.osservatorioacquisti.cartasi.it)

13 Dic 2013 - 15:41
 © Tgcom24

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Una caratteristica di questa lunga crisi è la volatilità dei comportamenti di consumo, alla luce del sentiment mediatico e della fiducia. Sul rallentamento degli acquisti in settembre: +0,5% dopo il +3% e +2,6% dei due mesi precedenti, pesano tuttavia importanti fattori tecnici.

Su tutti il rimbalzo nei confronti degli acquisti di un anno fa: nel settembre 2012, condizioni meteorologiche e congiunturali avevano spinto la crescita tendenziale al +5,7%. Secondariamente, il fattore calendario, che questo mese vede la presenza di un sabato in meno e un lunedì in più rispetto al 2012. Ne stimiamo un effetto depressivo di circa un punto percentuale. Infine, il tenore inflazionistico particolarmente contenuto: una dinamica dei prezzi pari al +0,9% non si registrava dal novembre 2009. Alla luce di questi fattori e del recente comportamento di spesa, le nostre aspettative erano per un punto percentuale di crescita.

L’indicatore di fiducia dell’Istat ha presentato un calo pari a 3,5 punti rispetto al mese precedente. In particolare la componente riferita alla situazione economica mostra 6,1 punti in meno. Certamente lo show mediatico andato in onda con intensità frequente fino al voto di fiducia al Governo non può aver determinato gioiose inclinazioni alla spesa. Nonostante l’andamento dello spread BTP-Bund non sia un indicatore classicamente correlato alla propensione al consumo (non dovrebbe esserlo), le oscillazioni mostrate da questo dato nel corso del mese spiegano bene l’inquietudine dei trend di spesa nelle ultime settimane.

Più in dettaglio, come accade in questi casi, si sono accentuate le divergenze tra i canali e i settori in buona salute e quelli più in affanno. In settembre, il contrasto fra tendenze online (+25,7% è il picco assoluto da un triennio), e offline (-3,4%) evidenzia l’accentuazione del fenomeno di canalizzazione sul web di crescenti quote di spesa. Complessivamente, gli incrementi sono stati esclusivo appannaggio di carte aziendali: +5,4%, mentre le famiglie sono apparse più prudenti: -0,82%, salvo gli alto-spendenti (chi ha storicamente abitudini di spesa elevate): +1,5%. Questo processo di “selezione” si riverbera molto chiaramente nelle voci di spesa.

I Servizi consumer incrementano addirittura il passo (+21,8%), ma ciò è dovuto a esborsi non discrezionali, principalmente assicurazioni e previdenza, scuole, sanità ed enti pubblici. Salute e bellezza e Servizi per la Persona si contraggono rispettivamente del -9,1% e del -5,7%. Rimangono vivaci le spese in Telecomunicazioni (+7,2%), Viaggi e Trasporti (+7,1%) e Dettaglio non Alimentare (+4,8%).

Quest’ultimo è l’unico caso di beni fisici in sviluppo ed è dote esclusiva dell’ecommerce: significativo il -15% dei grandi magazzini (fisici), controbilanciato dall’esplosione dei grandi generalisti online. L’espansione di Viaggi e trasporti è invece concentrata su carte aziendali: +14,6% (+1,8% per le individuali).

Dopo la pausa estiva, torna in negativo l’alimentare (-5,5%), che da solo rappresenta uno 0,8% di calo della spesa complessiva. Un momento interlocutorio, dunque, per gli acquisti, influenzato fortemente da fattori tecnici e da un clima politico burrascoso. Certamente l’andamento dei consumi, come quello degli interessi sul debito sovrano, non ama i thriller.

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