Parla la cantante protagonista del progetto "Il Pergolese"
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Il 23 novembre a Roma nella sala "Petrassi" dell'Auditorium "Parco Della Musica" è in programma la presentazione de "Il Pergolese", progetto dedicato al grande compositore barocco Giovan Battista Pergolesi con Maria Pia De Vito alla voce, Anja Lechner al violoncello, Francois Couturier al piano e Michele Rabbia alle percussioni.
A parlare del progetto già presentato con successo sia in Italia che all'estero è Maria Pia de Vito. L'eclettica cantante napoletana nostra gradita ospite a "Jazz Meeting", per questa occasione ha anche tradotto in napoletano due brani dello "Stabat Mater" capolavoro indiscusso del compositore marchigiano. "Il progetto - spiega Maria Pia -, nacque da una commissione del festival "Pergolesi Spontini" a Jesi. Nel 2011 gli organizzatori mi chiesero di "rileggere" Pergolesi alla mia maniera; per me è stata una sorpresa: un festival classico che assegna un lavoro ad una musicista come me, che non appartiene al mondo della musica classica. Proprio in quel periodo stavo lavorando ad un altro progetto con Anja e Francois che mi accompagnano ne "Il Pergolese" e ho deciso di coinvolgerli, poi si è aggiunto Michele Rabbia vero "poeta" delle percussioni e dell'elettronica che prede spunto da suoni naturali suonando percussioni che vanno dalle fascine alle buste di plastica".
Ti sei trovata a tuo agio in una realtà nuova?
Sì, certamente anche perché per una jazzista come me è importante rileggere un compositore partendo dai brani che lui ha scritto, cercando di comprenderli, rivedendoli senza stravolgerli. Anja mi ha presentato Francois che lavora con lei da anni, proponendolo per il progetto; insieme abbiamo cominciato a fare una scelta sui brani da includere nel repertorio, alla fine è di questo percorso è arrivato il disco uscito nei giorni scorsi.
Importante anche la risposta del pubblico al progetto...
La prima presentazione del disco è avvenuta a Napoli nella chiesa di Donna Regina, costruita in stile barocco, una meraviglia assoluta quindi, con un pubblico caloroso e numerosissimo, ma già prima del disco abbiamo suonato in Germania a Lisbona ed in Polonia: ovunque abbiamo avuto delle reazioni sorprese ed entusiaste, forse per il modo in cui abbiamo trattato Pergolesi, che a soli 15 anni fu mandato a studiare a Napoli, allora culla della cultura musicale europea, in un periodo dove non esisteva un limite tra musica “colta” e “popolare”.