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Cronaca di un attentato

14 luglio '48:tentazione rivoluzionaria

18 Set 2006 - 13:35

La Storia dell’Italia repubblicana è densa di momenti oscuri, mai veramente chiariti; è intrisa di trame intrecciate da più fili, di cui alcuni rimasti nascosti fino ad oggi. L’attentato a Togliatti non appartiene a questa categoria: il 14 luglio 1948 Antonio Pallante spara al segretario del Partito Comunista e nel giro di poche ore l’Italia rischia di piombare nella guerra civile, a pochi mesi dal termine della Seconda Guerra Mondiale. In “Insurrezione” di Carlo Maria Lomartire, il tema del libro è proprio la cronaca di quei giorni drammatici.

Pur essendo un’opera attentamente documentata, non è un saggio storico. E’ invece un ricco e interessante reportage che segue gli avvenimenti passo passo, come se i singoli capitoli fossero articoli di approfondimento e cronaca destinati ad un ipotetico giornale. Nell’introduzione, l’autore propone quattro elementi per spiegare come mai la guerra civile non scoppiò in Italia: sono il nucleo centrale che fa da sfondo a tutta la vicenda. La freddezza e l’intelligenza politica di Togliatti impedì al suo partito di iniziare un’avventura che non avrebbe potuto portare a termine; al tempo stesso l’Urss e Stalin non appoggiarono e si disinteressarono all’eventuale sbocco della situazione italiana, in virtù della spartizione dell’Europa in due blocchi contrapposti dopo gli accordi di Yalta. Inoltre la reazione del governo guidato dalla Democrazia Cristiana ad ogni singolo episodio insurrezionale fu ferma e decisa, il ministro Scelba non esitò ad usare ogni mezzo necessario per fermare qualsiasi tentativo di sovvertire le istituzioni appena costituite. Infine Lomartire aggiunge la sorprendente vittoria di Gino Bartali in una storica tappa al Tour de France, come elemento che avrebbe contribuito a distrarre la gran parte dell’opinione pubblica dagli accadimenti nazionali.

Antonio Pallante arriva a Roma dalla Sicilia con il preciso intento di compiere un estremo gesto eroico. Ha individuato in Palmiro Togliatti il simbolo da abbattere per vendicare “le stragi del Nord”, avvenute nell’immediato dopoguerra. E’ vero che è cresciuto negli ambienti della destra siciliana, ma ha avuto solo contatti superficiali con il movimento separatista prima e con gli ex fascisti della X Mas in un secondo tempo. E’ dunque un singolo che agisce individualmente, ma tutto questo si potrà scoprire durante il processo nei mesi seguenti. Infatti in quei giorni il clima politico è caldo, in Parlamento si sta discutendo la ratifica del cosiddetto Piano Marshall e il 18 aprile il Fronte Popolare fu sconfitto alle prime elezioni libere dalla Democrazia Cristiana: la voglia di rivincita da parte della sinistra è presente e si percepisce anche nelle dichiarazioni di voto alla Camera da parte dei rappresentanti dei partiti all’opposizione.

Il pregio più evidente del resoconto di quegli eventi, è la giusta miscela di elementi più strettamente storici ad altri di cronaca. Come nel caso dei minuti che precedono l’attentato, in cui è inevitabile raccontare il rapporto sentimentale tra il segretario del PCI e la giovane deputata Nilde Iotti. La discrezione e il rispetto con cui viene inserita questa vicenda sentimentale è testimonianza della curiosità mai morbosa ma attenta, con cui poi verranno raccontate le altre vicende.

Nelle ore convulse dopo l’attentato la tensione nel Paese sale in modo rapido e violento. Soprattutto nelle grandi città del Nord, come Milano, Genova e Torino, oltre alle manifestazioni di piazza sono indetti scioperi spontanei, vengono riaperti gli arsenali partigiani nascosti dopo la fine della guerra. A Genova la città diventa teatro di una guerriglia urbana vera e propria, ad Abbadia San Salvatore viene assediata la centrale telefonica: se fosse presa da parte dei manifestanti, questo significherebbe impedire la comunicazione tra Roma e il Nord.

E’ una cronaca che coinvolge uomini importanti e noti come De Gasperi e Di Vittorio, ma che non trascura di citare episodi in cui la gente comune è protagonista. Dopo l’attentato, Pallante in carcere e Togliatti all’ospedale sono spettatori inconsapevoli delle ripercussioni di quel momento che loro hanno vissuto.

Quando le forze di polizia riprendono il controllo del territorio, Togliatti riprende la guida attiva del partito e Di Vittorio torna dagli Stati Uniti per porre fine allo sciopero generale, indetto dalla CGIL in sua assenza. A seguito di quei giorni, le conseguenze sul piano politico saranno tali che la Storia italiana avrà un altro corso. Di lì a poco, il sindacato unitario non esisterà più, sarà consolidata l’ipotesi di un piano K per la conquista del potere attraverso una rivoluzione armata da parte del PCI, partirà una repressione a volte indiscriminata sui luoghi di lavoro e ci sarà l’allontanamento dalle fabbriche dei sindacalisti più attivi. Non ultimo, Gino Bartali grazie alla vittoria sul Col d’Izoard conquisterà il Tour de France e compirà così l’ “impresa del decennale”.

Matteo Polizzi

Carlo Maria Lomartire
Insurrezione
Mondadori
Pagine 252
Euro18

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