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Il medico consiglia ... la chirurgia mininvasiva della mano: tecniche e percorso di cura

A Tgcom24 la consulenza del dottor Mattia Carozzo, direttore dell'Unità Operativa di Chirurgia della Mano dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano

07 Feb 2025 - 10:58
 © Ufficio stampa

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Le mani non sono solo strumenti funzionali, ma rappresentano il tramite principale tra il nostro mondo interiore e l’ambiente esterno. Attraverso di esse, esprimiamo noi stessi: creiamo, lavoriamo, comunichiamo e ci relazioniamo con gli altri. Quando una patologia compromette la funzionalità della mano, non si tratta solo di un problema fisico, ma di una vera e propria limitazione della qualità della vita e dell’autonomia quotidiana.

L'Unità Operativa di Chirurgia della Mano dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, diretta dal dottor Mattia Carozzo, è un punto di riferimento nell’utilizzo di tecniche avanzate, tra cui microchirurgia, artroscopia ed endoscopia, per il trattamento delle patologie della mano, del polso e dell’avambraccio. Queste metodiche permettono di intervenire in maniera precisa e rispettosa dei tessuti, garantendo un recupero funzionale ottimale e una rapida ripresa delle attività.

"Il nostro obiettivo è semplice: risolvere i problemi dei pazienti nel modo meno invasivo e più rapido possibile. Grazie a tecniche di altissima precisione, possiamo trattare con successo una vasta gamma di condizioni, come la sindrome del tunnel carpale, il dito a scatto, i morbi di De Quervain e Dupuytren, la rizoartrosi, oltre a lesioni legamentose e fratture di avambraccio, polso e mano", spiega il dottor Carozzo. 

Ad esempio, per la sindrome del tunnel carpale, causata dalla compressione del nervo mediano al polso, l’Unità utilizza un approccio endoscopico: una piccola incisione consente di liberare il nervo, riducendo immediatamente i sintomi. "L’intervento dura pochi minuti, e il paziente può tornare a casa lo stesso giorno, spesso riprendendo le normali attività, come guidare, già poche ore dopo", sottolinea Carozzo.

Anche le fratture della mano o del polso, che un tempo richiedevano interventi complessi e lunghi periodi di immobilizzazione, oggi possono essere trattate con metodiche mininvasive. "Stabilizziamo le fratture senza dover aprire chirurgicamente l’area o con un minimo accesso chirurgico, risparmiando strutture anatomiche che con le tecniche classiche vengono normalmente sezionate, minimizzando il dolore e i tempi di guarigione", spiega Carozzo. Questo approccio consente di preservare il controllo neuromuscolare dei tessuti trattati, riducendo l’impatto sul recupero e prevenendo esiti cicatriziali che potrebbero compromettere il movimento. “Infatti, una cicatrice maggiore può non avere soltanto un impatto estetico ma, come una sorta di colla biologica, può consolidare tra di loro le strutture vicine, inizialmente indipendenti, creando rigidità ma anche ingannando le terminazioni nervose, così da alterare i nostri schemi motori tanto da provocare infiammazioni e persistenza di dolori, nonostante il ripristino anatomico”.

Un altro aspetto cruciale è il percorso di cura personalizzato per ogni paziente. La diagnosi iniziale viene eseguita con strumenti di imaging avanzati, come ecografie, radiografie, tomografie e risonanze magnetiche, per individuare con precisione la natura del problema. Quando necessario è possibile studiare la funzionalità dei nervi con esami elettroneurografici, per misurarne la velocità con cui trasmettono i segnali elettrici, ed elettromiografici, per valutarne l'attività sia a riposo che durante la contrazione muscolare; mentre, nei casi di patologie articolari più complesse, è possibile, grazie all’artroscopia, "esplorare" le articolazioni con telecamere miniaturizzate di appena 1,9 millimetri di diametro. Questo approccio rappresenta il gold standard attuale sia per la diagnosi accurata che per il trattamento mirato di molte condizioni articolari”

Successivamente, un team multidisciplinare pianifica il trattamento chirurgico e il percorso riabilitativo più adeguato. "Lavoriamo a stretto contatto con fisioterapisti esperti nella riabilitazione della mano. Questo ci consente di favorire un recupero completo in tempi brevi, rispettando le esigenze specifiche di ogni paziente”, aggiunge Carozzo.

Il ruolo del terapista della mano è fondamentale non solo per il recupero funzionale, ma anche per correggere eventuali discinesie, ossia quei movimenti anomali, involontari e incontrollati di alcune parti del corpo, che possono aver contribuito all’insorgenza della patologia. “Grazie al terapista vengono anche confezionati tutori su misura specifici per diverse patologie, per i trattamenti conservativi non chirurgici e per quelli di gestione post-operatoria.  Infatti, nel nostro dipartimento non ingessiamo più le dita, le mani, i polsi e i gomiti, ma confezioniamo tutori su misura in materiale termoplastico estremamente leggero e pratico”.

"Il nostro obiettivo è far sì che ogni paziente ricordi il percorso di cura non solo per il risultato raggiunto, ma anche per la semplicità e la serenità con cui è tornato alla normalità. La guarigione non riguarda più solo il superamento della malattia, ma anche il modo in cui il paziente vive l’esperienza della cura", conclude Carozzo. 

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