Il grande pianista ospite di Jazz Meeting racconta il live ad Agerola condiviso con il fisarmonicista
di Giancarlo Bastianelli© Ufficio stampa
Il festival di Agerola "Sui Sentieri degli Dei" propone martedì 2 agosto, al Parco Colonia Montana, il concerto di due musicisti che rappresentano la massima espressione nei rispettivi strumenti in campo jazzistico e non solo: Danilo Rea al piano e Luciano Biondini alla fisarmonica. La serata si propone come un connubio tra poesia ed emozione, a iniziare dal titolo: “Cosa Sono le nuvole”, brano di Domenico Modugno, il cui testo fu scritto da uno dei maggiori intellettuali italiani del ‘900: Pierpaolo Pasolini. La serata sarà un suggestivo omaggio ai grandi poeti del nostro Paese.
Del concerto abbiamo parlato con uno dei due protagonisti della serata: il pianista Danilo Rea, ospite a “Jazz Meeting”. Rea oltre ad avere avuto una carriera lunghissima e ricca di soddisfazioni in ambito Jazz, è il pianista "storico" di Mina ed ha collaborato in ambito classico con Ramin Bahrami in un progetto dedicato a Bach, che negli anni ha fatto il giro del mondo, riscuotendo ovunque grande successo.
Com'è stato l'incontro con Luciano Biondini?
Direi che è stato un "amore a prima" vista, racconta Danilo Rea. Due anni fa, avrei dovuto suonare a Castelfidardo patria della fisarmonica, dove ogni anno si svolge il campionato mondiale di questo strumento, con un fisarmonicista norvegese che, a causa della Pandemia, non poté arrivare nelle Marche; a quel punto il direttore artistico della manifestazione mi chiese con chi avrei voluto suonare. Io non ebbi alcun dubbio nell’indicare Luciano Biondini, che conoscevo per la sua estrema bravura, ma con il quale non avevo mai avuto occasione di suonare. Iniziammo a suonare, appena qualche ora prima del concerto e fin da quel momento creammo un repertorio comune entrambi, fatto di compositori italiani come Morricone o cantautori come Pino Daniele e Gino Paoli.
Com’è stato il risultato di questa collaborazione?
Direi ottimo, abbiamo anche la registrazione del nostro primo concerto, realizzata particolarmente bene, che vorremmo “trasformare” in un disco. L’accostamento timbrico tra il pianoforte e la fisarmonica è ideale; Luciano con il suo strumento sembra riprodurre l’orchestra. Con Biondini parliamo musicalmente lo stesso linguaggio, quando un'esperienza musicale come il duo resiste, è merito di un’alchimia che scatta e che ci permette di improvvisare per ore, quasi senza accorgercene.
La reazione del pubblico è stata positiva...
Il pubblico è incredulo come lo siamo noi, è un qualcosa che ci ha sorpresi positivamente. Ho lavorato con grandi musicisti da Brad Meldhau a Michel Camilo, tutti ottimi, ma con Biondini mi trovo particolarmente bene, siamo entrambi italiani e legati alla musica del nostro Paese. Quando suoni insieme a un altro musicista, devi essere sempre coinvolto emotivamente.
Per suonare bene non basta essere ottimi musicisti, occorre una mente aperta
Ciò che ci vuole nell’improvvisare è la complicità, il pensare suonando a una cosa che è in continuo cambiamento. Con Luciano possiamo suonare quasi senza interruzione, passando da un brano all’altro, mi sembra quasi di provare le stesse sensazioni, che percepisco quando suono da solo: tra noi c’è stima e fiducia reciproca.