Tgcom24 incontra lo scrittore e critico musicale
Non solo uscite discografiche in occasione dell'anniversario della morte di Lucio Battisti che ci lasciava venti anni fa. In questi giorni esce anche un libro, "Il Nostro caro Lucio", Lucio Battisti: storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana, scritto da Donato Zoppo ed edito da Hoepli. Giornalista, scrittore e conduttore radiofonico, Zoppo collabora con le riviste "Audio Review" e "Jam". Dal 2007 è in onda a Radio Città BN "Rock City Nights", uno dei programmi rock più seguiti. Ha pubblicato diversi libri su nomi storici come King Crimson, Area, PFM, Genesis. Il suo primo lavoro per Hoepli fu "Opera Rock", La Storia Del Concept Album, scritto a quattro mani con Daniele Follero.
A Donato Zoppo, nostro gradito ospite a "Popular", abbiamo chiesto cosa ha rappresentato scrivere un libro come questo, nel ventennale della scomparsa di Battisti. "E' stato meno difficile di quanto si possa pensare", dice Donato Zoppo, "mi considero un 'battistiano laico' nel senso che non sono un fan, ma ho studiato Battisti anche in occasione del mio libro precedente su di lui, uscito nel 2011 e dedicato all'album 'Amore e Non Amore' e all'episodio di censura che il cantante subì in quel periodo. Nel libro parlo del Battisti individuo, nel tentativo di focalizzare al meglio anche il Battisti cantante e musicista, occupandomi anche di argomenti controversi come i rapporti non buoni con la stampa, che portarono Battisti a non rilasciare più interviste, e a quelli con i concerti dal vivo. Il 'silenzio' di Battisti da questo punto di vista fu interrotto solo dai dischi. Alla "chiusura" di Battisti su questo fronte, faceva da contraltare l'apertura di Mogol, suo paroliere, sempre disponibile con i media per le interviste. Oggi una tale ambizione ad isolarsi sarebbe inconcepibile, dal momento che anche grazie ai social, molti artisti vivono una sovraesposizione".
Nel libro emerge non solo il Battisti cantante ma anche il musicista
Si, ho raccolto molte testimonianze di musicisti che lavorarono con lui, a partire da Pietruccio Montalbetti che fu il primo amico di Lucio ed introdusse Battisti nella scena musicale milanese degli anni '60. Poi Massimo Luca chitarrista che rimase fortemente colpito dalle qualità musicali di Battisti, fino a Chris Porter il tecnico del suono che ha registrato "Hegel" album che rimase poi l'ultimo di Battisti, realizzato ai "Porterhouse Studios" in Gran Bretagna. Non poteva mancare un riferimento al Battisti produttore come con la Formula 3, o autore per artisti del calibro di Mina, Patty Pravo e Bruno Lauzi, con i quali testò, quello che poco dopo avrebbe realizzato per sé.
Negli anni sono stati rivalutati i dischi dell'ultimo periodo di Battisti, quelli realizzati con Pasquale Pennella
Credo semplicemente che album come "Don Giovanni" o "L'Apparenza", siano capolavori alla pari di dischi degli anni '70 come "Il Mio Canto Libero" e "Anima Latina". I lavori del periodo con Panella hanno rappresentato l'ennesima "full immersion" di Battisti nella musica che è stato forse il suo unico grande interesse e che riempì tutta la sua vita.