Il tormentone estivo funziona: in America raccolti 51 milioni di dollari in venti giorni. E in Italia?
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Diciamolo subito: questa mania dell'ice bucket, del secchio di acqua gelida in testa, è sfuggita decisamente di mano. Bello il primo video, simpatico il secondo, dal terzo in poi il fenomeno è diventato una noia mortale. Che a farlo sia Balotelli o Renzi, Belen o Britney Spears, Mourinho o Kermit la rana dei Muppet, Joe Doe di Denver o Mario Rossi di Borgotrecase, cambia poco: breve liturgia iniziale, sorpresa, oh mio dio che freddo, evviva sono sopravvissuto anche a questa dura prova che la vita mi ha posto davanti. Peraltro nel suo trasformarsi da azzeccatissima idea di viral marketing in stucchevole tormentone estivo (senza peraltro nemmeno l'estate qua da noi) si è perso quasi completamente di vista il significato originale del gesto: quello di provare, almeno per un momento, la sgradevole sensazione di intorpidimento muscolare, di irrigidimento, di perdita di contatto con il proprio corpo. La sensazione che prova chi è affetto da Sla nelle prime fasi di una delle più terribili malattie che possano colpire una persona. Una malattia che, qui in Italia, abbiamo imparato a conoscere, e odiare, attraverso gli occhi dei calciatori colpiti: dallo sguardo dell'ex capitano del Genoa Gian Luca Signorini mentre allo stadio Luigi Ferraris ringrazia silenzioso i tifosi che gli tributano un'ovazione, agli occhi vispi e innamorati della vita di Stefano Borgonovo, anche lui travolto dall'abbraccio del pubblico.
Una perdita di significato che, almeno negli Stati Uniti, non ha però impedito all'Als (l'equivalente della nostra Aisla ossia l'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) di incassare qualcosa come circa 53 milioni di dollari dal 29 luglio al 21 agosto contro i 2,2 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Inutile fare i calcoli: sono tanto, tanto di più. Segno evidente che il marketing può essere fastidioso ma anche "buono" e che un'idea intelligente e un po' caciarona, grazie ai social network, oggi può diventare davvero un volano per diffondere persino messaggi positivi e non solo "cazzate". Insomma, negli Usa chi si tira una secchiata d'acqua in testa, oltre a essere un po' pirla, in genere fa anche una donazione (i donatori sono stati per ora 1,1 milioni, cioè un bel po').
La curiosità è capire cosa stia accadendo da noi che, come nella migliore tradizione, siamo arrivati puntuali come un treno di pendolari: in attesa che l'Aisla fornisca dei dati, l'impressione è che l'ice bucket sia per il momento solo l'ennesimo capriccio di vip che hanno imparato l'esistenza di Twitter, Facebook e You Tube e li usano per farsi un po' di pubblicità oppure darsi un po' di pacche sulle spalle reciprocamente "nominandosi" e contronominandosi in un perverso, e poco divertente per chi guarda, gioco autocitazionista. In attesa di essere smentiti dai fatti, anzi dai numeri, 3500 persone in Italia sono prigioniere dei loro corpi. Aspettano che la scienza trovi la chiave che li liberi. Forse non basterà una secchiata d'acqua per farlo. Ma se proprio avete deciso di partecipare a questo rito collettivo estivo 2014, ricordatevi che dentro quel secchio non c'è solo acqua: c'è la fiamma della speranza.
P.s.: è giunto il dato fresco fresco dall'Aisla: finora raccolti 40mila euro, quasi tutti negli ultimi giorni. Come cantavano quei tre, Si può dare di più. Decisamente di più