GIORNO 5

IL DIARIO DI MARTA / Baci da Giffoni

Impressioni, testimonianze e racconti di Marta Perego dal Giffoni Film Festival

di Marta Perego
25 Lug 2018 - 06:55
 © ipa

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A Giffoni abbiamo detto che ci sono tanti bambini e ragazzi, 5600, che sono i giurati che vedono i film, incontrano i protagonisti, fanno le domande, decretano i vincitori. A Giffoni ci sono i Blue carpet, che quest’anno sono diventati water, in onore del tema dell’edizione. A Giffoni ci sono le anteprime dei film, i bagni di autografi e selfie, Maccio Capatonda che fa le piroette al photocall, Sam Claflin che fa l’occhiolino, Jasmine Trinca che sorride ai ragazzi. A Giffoni ci sono le cene al Convento, le interviste alla multimedia valley. Le corse, i ritmi serrati, i ritardi, il caldo, la musica che parte a palla e ti fa dimenticare la tua età e ti senti un bambino di Giffoni sulle note dei Thegiornalisti.

Però. A Giffoni ci sono anche i baci. Ne ho visti parecchi. Di baci. Tra giurati (+16 o +18 tranquilli). Baci tra chi dopo tanti anni da giurato ora si trova a ricoprire ruoli all’interno dell’organizzazione. Si sono incontrati a Giffoni, innamorati a Giffoni, sposati a Giffoni e si baciano ancora a Giffoni. Forse a Giffoni le relazioni di coppia sono più stabili. Non subiscono l’effetto della liquidità. Il cinema e la cittadella li rende solidi. Uniti in un progetto, nelle storie e in un sogno. Quello che è stato di Claudio Gubitosi 48 anni fa, di unire delle persone di paese in una piazza per fargli vedere i film, fino a debordare dai confini e arrivare a tutti. Perché Giffoni è nato così. Da un cineforum che è diventato di anno in anno sempre più grande. Sono arrivati Truffaut e Robert De Niro. Kiarostami e Herzog.

A ripercorrere le immagini vengono un po’ i brividi. Che il gotha del cinema mondiale abbia visto le stelle di un paesino sui monti picentini in provincia di Salerno. Ma si sa, solo i grandi sognatori sono in grado di rendere questi sogni, che alle persone normali sembrano irrealizzabili, una cittadella del cinema e uno spazio di 45000 metri quadrati (la multimediavalley, il nuovo polo dell’innovazione di Giffoni). E i sogni si sa, sono contagiosi. Anche perché come ci si innamora a 16 anni nella prima vacanza in cui si sta lontani dai genitori e si conquista la libertà di guardare queste stelle quanto si ha voglia- di lasciarsi andare alle possibilità, all’incontro, all’illusione e a quello che si è visto nei film- probabilmente non ci si innamora più. Ci si innamora ancora, lo spero, ma non come quella volta. Quella volta in cui gli zaini si toccano, ci si siede vicini alle proiezioni, si discute e si balla ai concerti. Si narra che il direttore del festival sia invitato almeno a dieci matrimoni all’anno. Un numero nemmeno troppo alto dato il numero di baci che ho visto in 6 giorni, tra le vie di questa cittadina che si anima e colora, con le due ff, le luci, i mercatini e le magliette di Giffoni. Giffoni, il festival dell’innamoramento. E magari è per quello che le coppie sono più stabili, perché si reinnamorano un po’, e si guardano come se fosse la prima volta, ad ogni edizione. Che poi è una metafora bellissima, se ci pensate. Ogni anno, un’edizione diversa (con tante novità, nuove anteprime e nuovi ospiti), ma con la consapevolezza degli anni prima.

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