A Tgcom24 Giulio Cavalli, immuno-reumatologo e responsabile dell'ambulatorio della fibromialgia all'Ospedale San Raffaele di Milano
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La fibromialgia è una sindrome cronica e sistemica che comporta dolore nei muscoli e nelle strutture fibrose, ossia legamenti e tendini, oltre a diversi sintomi di accompagnamento come astenia, insonnia, cefalea, disturbi gastro-intestinali, e alterazioni del tono dell’umore. Viene classificata come patologia reumatica di natura extra-articolare e può essere confusa con l’artrite o altri disordini immunologici, ma a differenza di quest’ultima non condiziona infiammazione visibile o danni alle articolazioni o ad altre strutture. A fine 2020 è stata inserita tra le proposte all’ordine del giorno della Commissione per l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma il percorso per riconoscere la fibromialgia come patologia cronica e quindi ottenere il rimborso delle cure è ancora lungo. In assenza di un riconoscimento ufficiale, chi è affetto da questa patologia tanto invalidante quando sconosciuta incontra notevoli difficoltà, tra cui l’essere talvolta definito un “malato immaginario”.
Le cause e incidenza. In Italia la fibromialgia colpisce tra il 2 e il 5% della popolazione, e risulta quindi la malattia reumatica più diffusa dopo l’artrosi. L'insorgenza può avvenire anche in giovane età: nel 90% dei casi, la fibromialgia colpisce le donne tra i 20 e i 55 anni, ovvero nel pieno della vita lavorativa e sociale. Spiega il dottor Giulio Cavalli, medico immuno-reumatologo e responsabile dell'ambulatorio della fibromialgia all'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano: "Solitamente la patologia esordisce dopo uno stress importante, sia emotivo come per esempio un lutto, sia fisico come un trauma o un incidente. Sebbene non si conoscano ancora le cause, il dolore muscolo-scheletrico sembra essere causato da un alterato processamento degli stimoli fisici da parte del sistema nervoso centrale. Sostanzialmente i fibromialgici presentano un’amplificazione dello stimolo doloroso: se in una persona sana il sistema nervoso fa avvertire una sensazione di dolore solo quando un tessuto viene in qualche modo danneggiato, in chi è affetto da questa patologia la soglia del dolore si abbassa notevolmente, per cui anche normali gesti quotidiani o stimoli innocui possono attivare una risposta dolorifica importante".
I sintomi. Il sintomo principale della fibromialgia è il dolore muscolo-scheletrico diffuso a tutto il corpo (ossia non ben localizzato) e duraturo, che persiste per diversi mesi. Conferma l’esperto: "Solitamente il paziente riferisce di percepire articolazioni e muscoli molto rigidi. In passato, prima di identificare la malattia e arrivare alla diagnosi corretta passava molto tempo. Oggi specialmente le donne giungono dal reumatologo più tempestivamente rispetto all’insorgenza dei dolori, prima di una cronicizzazione del problema". Il dolore tipico di questa malattia è quello che si può evocare premendo con le dita su determinati punti del corpo, detti “tender points”". Il dolore però non è l’unico sintomo legato alla fibromialgia, conferma lo specialista ."La malattia può essere associata ad astenia, senso di stanchezza fin dal mattino, cefalea, sonno, disturbi dell’umore, colon irritabile, dismenorrea e sintomi disautonomici. Di solito la malattia procede a fasi alterne, con periodo acuti collegati a momenti di stress o stili di vita scorretti e periodi di relativa remissione".
Diagnosi. Identificare e inquadrare correttamente la patologia non è semplice, poiché non esistono test specifici o esami di laboratorio, chiarisce il dottor Cavalli: "I dolori sono molto invalidanti e possono far sorgere il sospetto che si tratti di altre patologie anche potenzialmente gravi. Accade che il paziente venga sottoposto a numerosi esami, spesso anche inutili. È importante sottolineare che la fibromialgia, a differenza di altre malattie reumatologiche come l’artrite, non provoca danni progressivi alle articolazioni e, vista l’incidenza della patologia tra la popolazione, i medici dovrebbero essere indotti a indirizzare il paziente verso uno specialista che possa identificare il problema e valutare la strategia più corretta da adottare".
Il primo passo per una diagnosi corretta è un’accurata visita medica che tenga conto della storia personale del paziente, di eventuali eventi stressanti o dolorosi e verificare attraverso la digitopressione le parti dolenti. Spiega il dottore: "E'bene inoltre eseguire la cosiddetta diagnosi differenziale, in modo da escludere altri processi infiammatori o altre patologie di natura reumatologica".
Come si cura. Le cure purtroppo non sono in grado di far scomparire la malattia, ma si limitano ad agire sui sintomi, spiega il dottor Cavalli: "Ad oggi non ci sono farmaci sviluppati specificamente per la fibromialgia. Le soluzioni più efficaci attualmente a nostra disposizione fanno parte della classe degli antiepilettici, degli antidepressivi, o dei miorilassanti che, pur non essendo specifici per la malattia, in molti casi sono in grado di lenire i sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente. Sono molti utili anche approcci multimodali che devono comprendere una modificazione delle abitudini e stili di vita con un’attività fisica moderata e continua, tecniche di rilassamento, oppure tecniche riabilitative che possono correggere la postura o aumentare la flessibilità degli altri. Ci tengo a sottolineare che anche rapporto medico-paziente è cruciale: l’ascolto attento e compassionevole del paziente, la delucidazione con parole semplici e comprensibili dei meccanismi fisiopatologici che causano la malattia, la rassicurazione sulla possibilità di un miglioramento, sono momenti importanti del percorso di cura".
Terapie innovative. Tra le terapie in corso di sperimentazione che potrebbero aiutare la gestione del dolore vi sono quelle a base di cannabinoidi e la terapia del “freddo” "Le prime sfruttano le proprietà analgesiche e rilassanti di queste molecole, la seconda, già utilizzata da sportivi professionisti, consiste nell’esporre il proprio corpo a bassissime temperature, favorendo così una risposta anti-infiammatoria", conclude il dottor Cavalli.