A Tgcom24 parla il professor Alberto Margonato, primario di Cardiologia clinica IRCCS Ospedale San Raffaele
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Comunemente chiamata “sindrome da crepacuore” o “sindrome di takotsubo”- perché le immagini diagnostiche evocano la forma del vaso giapponese usato per la pesca dei polpi - la cardiomiopatia da stress interessa nel mondo occidentale circa il 2-3% di tutte le persone che manifestano i sintomi di un infarto e più frequentemente le donne in menopausa, probabilmente per una questione ormonale . A scatenarla può bastare una forte emozione, sia negativa sia positiva o un evento traumatico. I meccanismi di insorgenza di questa patologia non sono ancora del tutto chiari, così come le cause.
Cosa succede nel nostro cuore. Si pensa che in seguito allo stress subito si liberino nel sangue grandi quantità di adrenalina e che ciò provochi lo spasmo dei piccoli vasi del cuore, con la conseguente disfunzione del muscolo cardiaco. In pratica, la punta del cuore e in particolare il ventricolo sinistro non si contraggono in modo corretto. Quello che differenzia questa sindrome dall’infarto vero e proprio è il fatto che le cellule cardiache muoiono solo in modesta quantità: la cardiomiopatia da stress, in effetti, provoca la sofferenza delle cellule miocardiche, ma tale condizione può essere quasi completamente reversibile perché si verifica solo una minima necrosi delle cellule stesse.
La diagnosi. Per una diagnosi corretta e per escludere l’infarto miocardico è necessario procedere con diversi approfondimenti, a partire dalla storia clinica e dall’esame obiettivo del paziente. Certamente sono necessari: Elettrocardiogramma (ECG), Ecocardiogramma, Coronarografia, Risonanza magnetica al cuore ed esami del sangue.
Come si cura. Il trattamento della fase acuta è sintomatico e di supporto: in pratica cerchiamo di aiutare il cuore a superare l’ischemia con farmaci betabloccanti, anche per prevenire eventuali complicanze che possono rendere il quadro più critico, come un eventuale scompenso cardiaco e la formazione di un coagulo di sangue (trombo), che può entrare nel circolo sanguigno e provocare ischemie o ictus.
La guarigione. La ripresa di chi è colpito da questa sindrome è generalmente rapida e nel giro di uno/due mesi il recupero è completo. A patto che si elimini alla fonte lo stress che ha provocato l’evento acuto, se serve anche con l’aiuto di uno psichiatra o di uno psicoterapeuta.