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Il medico consiglia… come riconoscere e curare la sindrome dell’intestino irritabile

A Tgcom24 la consulenza del prof. Alessandro Armuzzi, Responsabile dell’Unità Operativa di Malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University

29 Giu 2022 - 12:49
 © Tgcom24

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Colpisce oltre il 10% della popolazione, più spesso le donne, e si manifesta in misura maggiore nella fascia d’età che va dai 20 ai 50 anni: è la sindrome dell’intestino irritabile.  Questa patologia è molto comune e può seriamente condizionare la vita quotidiana di chi ne è affetto. Si sente spesso parlare dell’intestino come di un nostro “secondo cervello”: quest’organo risente molto degli stati di stress emotivo e, infatti, nella sindrome dell’intestino irritabile, che è una malattia a carattere cronico, si possono verificare delle riacutizzazioni dei sintomi proprio durante periodi impegnativi da un punto di vista psichico. Fondamentale per i pazienti è imparare a conoscere la malattia e a convivere con essa, in modo tale da evitare, per quanto possibile, quei fattori che rischiano di aggravarne la sintomatologia. Ne abbiamo parlato con il prof. Alessandro Armuzzi, Responsabile dell’Unità Operativa di Malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University.

Come si presenta la sindrome dell’intestino irritabile?

Solitamente, la sindrome dell’intestino irritabile si manifesta come un fastidio o un dolore addominale ricorrente, che può peggiorare dopo i pasti e migliorare con l’evacuazione. Un altro sintomo molto comune è l’alterazione della funzione intestinale: frequenti episodi di diarrea o di stitichezza o di entrambe possono essere un indizio della presenza di questa patologia, così come anche il gonfiore addominale. Il 60% dei pazienti, inoltre, lamenta una sensazione di debolezza e affaticamento. La sintomatologia è, quindi, varia e cambia nel tempo: in alcuni periodi i sintomi sono molto intensi e debilitanti, in altri si attenuano fino a quasi sparire. I disturbi possono ripresentarsi in forma acuta, ad esempio, dopo l’assunzione di determinati cibi e bevande, o in periodi di forte ansia.

Come avviene la diagnosi?

Il medico specialista a cui rivolgersi è il gastroenterologo, che ascoltando il paziente sarà in grado di riconoscere i sintomi caratteristici dell’intestino irritabile e valutare la presenza di dolore o gonfiore visitandone l’addome. Fondamentale è escludere l’eventualità che i sintomi siano connessi a malattie organiche più serie attraverso specifici esami del sangue e delle feci, e facendo accertamenti radiologici ed endoscopici, come ad esempio la colonscopia. 

Quali trattamenti terapeutici abbiamo a disposizione?

Ad oggi la causa scatenante della sindrome dell’intestino irritabile è spesso sconosciuta, motivo per cui le terapie si basano principalmente sul trattamento dei sintomi riferiti dal paziente. Il primo approccio consiste nell’andare ad agire sulle abitudini e sullo stile di vita del paziente, che dovrà adottare una corretta alimentazione, imparando ad evitare cibi e bevande potenzialmente nocive. Si può poi scegliere di intervenire direttamente sui sintomi che colpiscono il singolo paziente: ad esempio, a chi lamenta stitichezza potranno essere suggeriti integratori o lassativi, in caso, invece, sia prevalente la diarrea si potrà optare per probiotici, antibiotici non assorbibili o anti-diarroici.

Abbiamo accennato all’importanza di un’alimentazione corretta. Quali sono i cibi da evitare?

In presenza della sindrome dell’intestino irritabile non è possibile individuare una dieta adatta universalmente a tutti. Innanzitutto è bene che il paziente prenda nota dei cibi e delle bevande a cui associa un peggioramento dei disturbi e li riferisca al proprio medico e al proprio nutrizionista, che saprà strutturare il piano alimentare migliore per le sue esigenze. In linea generale, durante le fasi acute è consigliabile evitare cibi troppo grassi e speziati, ridurre il consumo di alimenti che fermentano come i legumi e non abusare di bevande alcoliche o contenenti caffeina.

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