A Tgcom24 la consulenza del dottor Maurizio De Pellegrin, ortopedico pediatrico del Piccole Figlie Hospital di Parma
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All'interno del Piccole Figlie Hospital di Parma, abbiamo avuto il privilegio di incontrare il dott. De Pellegrin, ortopedico pediatrico, per discutere un argomento delicato ma cruciale: la displasia dell'anca nei bambini.
La displasia dell'anca è un argomento che preoccupa molti genitori. Potrebbe spiegarci in termini semplici di cosa si tratta e quali sono le cause più frequenti in età pediatrica?
La displasia dell'anca può essere spiegata attraverso due concetti fondamentali: il bacino con l'acetabolo e il femore. L'acetabolo è quella parte del bacino che "ospita" la testa del femore. La displasia si verifica quando l'acetabolo non è sviluppato correttamente e non riesce a interagire in modo ottimale con la testa del femore. Immaginate l'articolazione dell'anca come un ingranaggio. È essenziale che ogni parte dell'ingranaggio si incastri perfettamente con le altre. Se un ingranaggio non è geometricamente perfetto, potrebbe presentare problemi, che possono variare dalla minima usura a gravi disfunzioni. La stessa regola si applica all'articolazione dell'anca.
Quali segni e sintomi dovrebbero riconoscere i genitori se temono che il loro piccolo possa avere una displasia dell'anca?
Ci sono vari aspetti da considerare. Iniziamo dalle cause. 1) Fattore ereditario: Se in famiglia ci sono stati casi di displasia dell'anca, specialmente tra i parenti di primo grado, il rischio aumenta. Ad esempio, se una madre è stata informata dalla nonna di aver avuto questa condizione, è un dettaglio da non sottovalutare. 2) Posizione del feto in utero: Questo rischio non è tanto legato alla posizione del neonato al momento della nascita, ma piuttosto a come il feto si posiziona nel grembo soprattutto negli ultimi due mesi prima della nascita. È importante specificare che né la madre né il feto possono scegliere la posizione corretta da tenere durante la gestazione ma noi possiamo monitorare lo sviluppo grazie alle ecografie. Se durante la gestazione il medico dovesse rilevare una posizione non corretta che potrebbe portare alla displasia dell’anca sarà fondamentale sottoporre a una valutazione approfondita nei primi giorni dopo la nascita.
Ci sono anche segni fisici che possono suggerire la presenza di una displasia dell’anca infantile?
Uno dei segni da osservare è l'asimmetria delle pieghe cutanee. Se le pieghe sulle cosce o sui glutei non appaiono simmetriche, potrebbe essere un campanello d'allarme. Tuttavia, la maggior parte delle volte questa asimmetria non indica la presenza di displasia. Un altro segno importante è lo "scatto" dell'anca. Questo “sintomo” è stato identificato dal pediatra Ortolani nei primi anni del 1900, grazie all'osservazione di una madre che aveva notato questo particolare durante il cambio del pannolino del suo bebè. Al tempo, questo segno ha rivoluzionato la diagnosi precoce, permettendo di rilevare il problema entro il primo anno di vita del bambino. Ora, grazie ai progressi della medicina, miriamo a fare diagnosi entro le prime quattro settimane di vita.
Dott. De Pellegrin, perché la diagnosi precoce della displasia dell'anca è così cruciale?
La diagnosi precoce è fondamentale per sfruttare al meglio il grande potenziale di guarigione che presenta un neonato, potenziale che diminuisce con il crescere dell'età del bambino. I nostri studi hanno dimostrato che i neonati con una diagnosi grave di displasia, ma trattati entro la sesta settimana di vita, tendono a guarire in media entro il terzo o quarto mese. Questa rapidità non è attribuibile unicamente all'abilità del medico o alla fortuna, ma piuttosto allo sviluppo fisiologico dell'anca, anche quando è affetta da patologie. Se interveniamo precocemente e correttamente, otteniamo una guarigione altrettanto precoce.
Quanto incide la collaborazione tra medici di base e specialisti in questo contesto?
La collaborazione tra il pediatra di famiglia e lo specialista è essenziale. Se il medico pediatra di famiglia non identifica il problema, lo specialista non potrà mai intervenire. Al contrario, se c'è un sospetto, il medico pediatra di famiglia può indirizzare il bambino allo specialista il prima possibile. Ed è per questo che tengo particolarmente a parlare dello screening.
Ci può parlare di più dello screening?
Con screening intendiamo la realizzazione di un esame - che potrebbe essere clinico, strumentale, una semplice visita, un'ecografia o una radiografia che è in grado di individuare una malattia in assenza di segni clinici evidenti. Da almeno 35 anni, l'ecografia delle anche è diventata un esame di riferimento, una tecnica nata in Austria e Germania e poi diffusasi come gold standard in Europa. Anche se gli Stati Uniti hanno sviluppato una loro tecnica, permettetemi di dire che in Europa siamo un passo avanti in questo campo. In Austria, ad esempio, effettuano uno screening ecografico universale sui neonati. Il risultato è che quasi nessun bambino austriaco zoppica a causa della displasia. Le poche eccezioni sono bambini provenienti da flussi migratori.
Come avviene la diagnosi della displasia dell'anca nel neonato?
La diagnosi della displasia dell'anca nel neonato si basa su una combinazione di esami fisici e strumentali. Ecco come avviene. Esame clinico: Durante le visite pediatriche regolari, il medico effettua una serie di manipolazioni dell'anca del bambino, controllando movimenti e segni particolari. Un segno comune è lo "scatto" dell'anca, noto come segno di Ortolani, in cui l'anca spostandosi provoca uno scatto percettibile sia dal punto di vista tattile che acustico. Ecografia dell'anca infantile: Questa è l'indagine strumentale più importante e viene considerata il gold standard per la diagnosi della displasia dell'anca in neonati e bambini molto piccoli. L'ecografia usa onde sonore per creare immagini dettagliate delle strutture interne, come l'acetabolo e la testa del femore. È un esame non invasivo e indolore. La cosa importante è diagnosticare e intervenire entro la 6.ª settimana di vita del neonato. Un nostro studio ha proiettato matematicamente lo sviluppo delle anche nel neonato. I risultati hanno dimostrato che curando la displasia entro la 6.ª settimana di vita, si ha la migliore possibilità di ottenere una guarigione completa e rapida. Dopo questa finestra temporale, raggiungere i valori di normalità anatomica e funzionale diventa più incerto, meno rapido e non sempre garantito.
Quali sono le opzioni di trattamento disponibili per i bambini in età pediatrica? 1) Trattamento Conservativo -Posizione corretta: La posizione più naturale e corretta per il bambino con displasia è quella con le gambe divaricate, similmente a quelle di una rana, ma con un angolo molto meno marcato. Questa posizione favorisce la corretta formazione dell'acetabolo e della testa del femore. Ma è impensabile immaginare di correggere la displasia cercando di tenere 24 ore su 24 il bambino in questa posizione. - Divaricatore: Si tratta di un dispositivo ortopedico che mantiene le gambe del bambino in una posizione divaricata. Ci sono vari modelli di divaricatori sul mercato. I genitori non dovrebbero procurarlo autonomamente, ma dovrebbero ricevere una guida precisa dal medico ortopedico su quale modello utilizzare e come posizionarlo correttamente. - Marsupio: Portare il bambino in un marsupio, facendogli assumere una posizione simile a quella raccomandata, può risultare vantaggioso. 2) Trattamento Chirurgico: Sebbene l'obiettivo sia sempre quello di evitare la chirurgia, in alcuni casi può essere necessario l’intervento chirurgico specialmente quando gli altri trattamenti non hanno avuto successo o quando la lussazione è particolarmente grave. Intervenire chirurgicamente per correggere la displasia dell’anca comporta dei rischi, come la possibile necrosi vascolare della testa del femore. Questa complicanza, anche se rara, può portare a problemi di sviluppo dell'anca. Per questo, la chirurgia è vista come un'opzione molto remota e viene considerata solo quando è assolutamente necessaria. L'approccio ideale alla displasia dell'anca in età pediatrica è una diagnosi precoce e un trattamento conservativo. Solo nei casi in cui questi metodi non risultano efficaci o nelle forme più gravi di displasia si prende in considerazione l'intervento chirurgico.
Ai genitori che hanno un bambino con diagnosi di displasia dell'anca quali consigli darebbe per affrontare al meglio questa situazione? Affrontare una diagnosi come la displasia dell'anca può spaventare i genitori e stressarli. Tuttavia, con l'approccio e la mentalità giusta, è possibile gestire la situazione in modo efficace e garantire il benessere del bambino. Ai genitori consiglio sempre di non cambiare spesso medico perché è tempo prezioso che ritarda solo la corretta diagnosi e l’inizio delle cure. Inoltre i genitori devono ripetersi che il bambino non ricorderà nulla del trattamento e quindi è importante avere un atteggiamento positivo durante la terapia perché il neonato non ricorderà nulla ma è invece dimostrato che è in grado di riconoscere lo stato d’animo dei genitori. Quindi bisogna essere sempre sorridenti con un bambino che indossa un divaricatore e trasmettere serenità.
Quali sono le prospettive a lungo termine per i bambini che hanno affrontato la displasia dell'anca?
Le prospettive a lungo termine per i bambini che hanno affrontato la displasia dell'anca dipendono in gran parte dalla tempestività della diagnosi e dall'efficacia del trattamento. Una displasia trattata correttamente ha buone probabilità di non dare problemi in futuro ma dobbiamo tenere presente che nel 2% dei casi la displasia potrebbe re-insorgere. Per questo è importante un costante monitoraggio mediante RX fino agli 8 anni e durante le varie fasi di crescita. Nel caso la displasia non venga trattata correttamente il rischio è quello dell’intervento chirurgico o di una artrosi precoce.
Quali sport può praticare un bambino curato per displasia?
Un bambino che ha avuto una displasia ed è guarito bene può fare qualsiasi attività fisica, dall'atletica alle arti marziali alla corsa; è cruciale che i bambini che hanno superato una displasia dell'anca e sono guariti correttamente non vengano trattati come se fossero ancora malati o fragili. Una corretta guarigione significa che l'anatomia dell'anca è stata ripristinata e, pertanto, la funzionalità dell'articolazione è normale e che il bambino può svolgere qualsiasi attività. Negli ultimi anni, la pratica antica del fasciare i neonati, nota come swaddling, ha riacquistato popolarità. Ma è davvero sicura? La diffusione di questa pratica mi preoccupa profondamente. Io e i miei colleghi abbiamo dedicato decenni a sottolineare l'importanza di non fasciare i neonati, ma ora, con la forza dei social media e l'attrazione per "rimedi tradizionali della nonna", sembra che anni di lavoro possano essere annullati in un attimo. Desidero chiarire: lo swaddling può presentare rischi significativi, e lo sconsiglio fortemente. Per combattere la disinformazione e promuovere pratiche sicure sulla cura dei bambini, ho fondato assieme a dei colleghi la "Società Multidisciplinare Per La Salute Del Bambino". L'obiettivo è diffondere informazioni precise e basate sulla scienza riguardo la salute infantile. Inoltre, consapevoli della potenza dei social media, abbiamo coinvolto una specialista del settore per aiutarci a veicolare correttamente il nostro messaggio e contrastare informazioni errate o potenzialmente dannose.