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Il medico consiglia…come riconoscere la maculopatia degenerativa

A Tgcom24 la consulenza della Dott.ssa Barbara Parolini, oculista, medico chirurgo specialista in Oftalmologia presso Eyecare Clinic, Brescia

06 Set 2022 - 11:28
 © Tgcom24

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La maculopatia degenerativa è una malattia tipicamente legata all’invecchiamento, un deficit visivo che colpisce almeno un milione di italiani dopo i 50 anni.

Che cos’è la maculopatia degenerativa?
“Si tratta di una malattia che colpisce la macula, ossia l’area che si trova al centro della retina e che serve alla visione distinta e dettagliata centrale. Esistono diverse forme di maculopatia, ma quella degenerativa è legata all’età e può colpire le persone in una fascia di età che parte dai 55 anni ed è molto diffusa nei paesi occidentali, anzi, la maculopatia degenerativa è la causa più frequente di ipovisione in Europa e America del Nord.”

Quali sono le cause della maculopatia degenerativa?
“Il fatto che non tutti gli anziani sviluppino questa patologia dimostra come la sua comparsa sia certamente legata a una predisposizione genetica, ma pare che l’esposizione al sole, il fumo, l’ipertensione, il danno ossidativo e l’obesità possano aggiungersi come aggravanti.”

E i campanelli d’allarme?
“Può manifestarsi con l’insorgere di macchie nel campo visivo centrale, con un annebbiamento e calo di vista oppure con una deformazione delle immagini. Nelle fasi iniziali la malattia può anche non dare sintomi, soprattutto se ad essere interessato è solo un occhio e se la prima parte della macula colpita non è proprio al centro del campo visivo. Si può notare quindi una riduzione della visione centrale, uno sfuocamento delle parole nella lettura, non riuscire a vedere bene il viso delle persone o una visione distorta delle linee dritte (gradini, stipiti, pali).”

C'è il rischio della cecità? 
“Da sola, la maculopatia degenerativa non porta alla cecità, ma può comportare una perdita anche grave della vista centrale. Molti pazienti con maculopatia e capacità visiva bassa non possono guidare e a volte necessitano di accompagnamento e assistenza, mediamente infatti, chi ne è affetto ha una capacità visiva che si riduce a 1/10, si riesce quindi a decifrare solo la prima riga della tabella di Snellen, la tabella standard utilizzata per misurare l’acuità visiva.”

C'è un test casalingo per capire se si è soggetti alla malattia?
“Sul web si trova facilmente la Griglia di Amsler, una griglia a quadretti con un puntino nero al centro che va osservato – un occhio alla volta - a una distanza di circa 30 centimetri. Se linee appaiono sfocate o scure è bene consultare uno specialista. Si può fare lo stesso test guardando la griglia delle parole crociate.”

Come si arriva alla diagnosi?
“Se il paziente avverte anche solo uno dei sintomi precedentemente elencati, è necessario che si rivolga velocemente ad un oculista per sottoporsi a un esame OCT (tomografia a coerenza ottica) che permette di analizzare nel dettaglio la macula e identificare i segni precoci. L’angio-OCT, ad esempio, ci offre indicazioni precise e specifiche sulla vascolarizzazione della retina e dei tessuti vicini, anche senza usare mezzi di contrasto e senza dilatare la pupilla, rilevando anche le forme iniziali della malattia.”

E la cura? 
“Per alcune forme di maculopatia esiste una soluzione chirurgica di successo, mentre per quella degenerativa non è possibile guarire, tuttavia, è possibile rallentarne l’evoluzione, preservando la vista tramite l’esecuzione di iniezioni all’interno dell’occhio. Si tratta, nella fattispecie, di quel sottogruppo di pazienti che presenta la forma essudativa e il trattamento risulta molto tollerabile, anche se l’idea di un’iniezione intravitreale o intrabulbare può suscitare inquietudine. Nelle forme più gravi – associate a emorragie interne all’occhio con un calo drammatico e improvviso della vista – si sottopone il paziente a un intervento chirurgico, ma siamo davvero pochi chirurghi al mondo a eseguire interventi come il trapianto di coroide e la chirurgia sottoretinica. Sono al vaglio anche lo studio di nuovi farmaci iniettabili per una maggiore efficacia e sicurezza anche in forme al momento non trattabili, come la maculopatia secca. Infine, recentemente si sta esplorando anche la terapia genetica.”

Cosa fare per prevenire?
“Adottare dei cambiamenti nello stile di vita è senz’altro d’aiuto e influisce sull’evoluzione delle forme più lievi di maculopatia degenerativa: smettere di fumare, tenere sotto controllo la pressione arteriosa, assumere abbondante frutta e verdura, soprattutto a foglia larga, oltre all’assunzione di integratori vitaminici a base di sostanze quali luteina, zeaxantina, zinco, vitamina A e vitamina E. La cosa più importante, però, rimane la diagnosi precoce: per questo raccomando a tutti una visita oculistica dai 50 anni in poi, non solo per valutare l’insorgere di forme lievi di maculopatia, ma anche per un controllo di tutti gli altri parametri oculistici, ugualmente importanti, come la pressione intraoculare o le malattie della retina periferica.”

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