L'artista si è esibito con il suo trio al festival "Parmafrontiere"
di Giancarlo Bastianelli© Ufficio stampa
Ci sono concerti che lasciano un segno importante, soprattutto quando tra chi suona e chi ascolta c' è empatia, non solo dal punto di vista musicale, ma anche umano. È il caso del concerto del Bobo Stenson Trio a “Parmafrontiere” che ha visto il ritorno del grande pianista al festival diretto da Roberto Bonati. Stenson è uno dei caposcuola del Jazz Scandinavo. Una carriera di grande livello la sua, vissuta discograficamente con la prestigiosa etichetta tedesca Ecm, fondata da Manfred Eicher.
"Sphere", uscito lo scorso anno, è il titolo del più recente lavoro di Bobo Stenson e di Anders Jormin e di Jon Falt. Proprio a Bobo Stenson, che ci onoriamo di ospitare a "Jazz Meeting", abbiamo chiesto come è nato l'album. Sicuramente nel periodo immediatamente successivo alla Pandemia, ricorda Stenson, in precedenza ho composto molto materiale, ma ci siamo dovuti fermare. Quando tutto è ripartito ed è stato possibile tornare a viaggiare, abbiamo iniziato a provare, poi siamo andati in studio con l’intenzione di creare qualcosa. Il periodo della Pandemia non è stato secondo me del tutto negativo, nel mio caso ha dato una spinta alla creatività. Ero solo, questo mi ha consentito di riflettere e avere una maggiore introspezione.
Quanto è stata importante la location per realizzare il disco?
Certamente il luogo, l'Auditorium della radio svizzera a Lugano, è bellissimo, ma devo dire che fin dall’inizio della mia lunga collaborazione con la Ecm il luogo dove far nascere gli album è sempre stato importante. Con Anders Jormin il contrabbassista e Jon Falt il batterista, abbiamo una collaborazione ultra - ventennale e ci piace sempre suonare insieme come fosse il primo giorno; si è tra noi creata un’alchimia importante. Questo non accade soltanto nelle uscite discografiche ma anche per il live; è importante per qualsiasi artista avere conferme o meno dal pubblico, per quanto ci riguarda, con il trio abbiamo avuto un riscontro importante dalla gente che è venuta ai nostri concerti. In particolare, suonare a "Parmafrontiere" ci dà grandi motivazioni.
Sei considerato una sorta di "capo scuola" del jazz scandinavo
Non saprei dirlo, ma posso affermare che il jazz scandinavo è stato importante in generale per importare la musica dagli Stati Uniti verso l'Europa. Anche oggi ci sono tanti musicisti in Norvegia, Danimarca e Svezia soprattutto, al tal punto che la critica ha parlato di "sound nordico". E' bello sapere che ci sono giovani musicisti che si ispirano a me.
Questo è accaduto anche perché hai un solido background musicale
Iniziai con la musica classica, ma cominciai comunque giovanissimo con il jazz a dodici anni con mio fratello che era batterista; un processo che nei decenni si è svolto naturalmente. Anche mia sorella e mia madre suonavano, avevamo i giradischi che era l'unico modo per ascoltare musica, insieme, logicamente, al passaparola.
Incidi per la Ecm fin dall'inizio del "viaggio" di questa leggendaria etichetta
Manfred ha dedicato interamente la sua vita alla musica, i proventi delle vendite dei dischi della Ecm, sono stati sempre destinati alla realizzazione di nuove produzioni musicali. Ho sempre lavorato con la Ecm fin dalla nascita di questa etichetta, mi ricordo che ai tempi di "Witchi-Tai-To", con il mio quartetto con Jan Garbarek al teatro Donizetti, la gente impazzì letteralmente, al momento della esecuzione di "Hasta Siempre".
Cosa c'è nel futuro di Bobo Stenson
Certamente ancora concerti, ma è anche mia intenzione iniziare a lavorare per un nuovo disco, anche se al momento è presto per anticiparne i contenuti.