A Tgcom24 parla della nona edizione della rassegna che ha registrato un grande successo
di Giancarlo Bastianelli© Ufficio stampa
Si è conclusa all'insegna di un grande successo musicale e di pubblico, l’edizione 2024 del festival JazzMi, prodotto dall’omonima associazione, da Ponderosa Music & Art e da Triennale Milano Teatro, in collaborazione con Blue Note Milano e con la direzione artistica di Luciano Linzi e Titti Santini. Più di duecento le iniziative fra concerti, incontri e progetti speciali. Dalla proiezione dello storico live di Miles Davis al Teatro dell’Arte in Triennale, al party per il film concerto Stop Making Sense dei Talking Heads all’Alcatraz, fino a Sketches of Spain al Teatro Menotti, con la nuova star del flamenco Israel Galván, e al docufilm su JAZZMI, BEAT all’Anteo, con Venerus a fare da padrino.
Con oltre 40.000 presenze, il festival ha abbracciato l’intera città, animando oltre sessanta location e attirando migliaia di appassionati e curiosi, dai prestigiosi teatri e spazi culturali del centro fino ai quartieri più periferici, permettendo a tutti, indipendentemente dall’età e dalle esperienze, di avvicinarsi alla musica jazz e di viverla in contesti diversi e stimolanti. Luciano Linzi condirettore artistico del festival è nostro gradito ospite a “Jazz Meeting”.
Quella che si è da pochi conclusa è stata la nona edizione di JazzMi, ricorda Linzi, abbiamo inanellato un serie di “sold out” che hanno premiato le diverse proposte in programma quest’anno, un cartellone che si è snodato per un periodo consistente dal 17 ottobre al 13 novembre.
Per quando ci riguarda la folta e competente presenza di pubblico è stata il segnale più importante.
La gente fin dalla prima edizione del nostro festival, continua a tenere alta l’attenzione.
Molte le proposte differenti tra loro per chi assiste ai concerti, ma tutte di qualità.
D - JazzMi negli anni ha "messo in campo" proposte sempre più variegate...
R - Sin dall’inizio con l’altro direttore artistico Titti Santini, abbiamo voluto realizzare un festival aperto ed inclusivo per ampliare più possibile la platea del pubblico che assiste ai vari concerti.
Abbiamo avuto nomi di grande spessore e sicuro richiamo come Pat Metheny al Lirico tappa culminante del tour del leggendario chitarrista nei teatri italiani, ma anche Peter Erskine con il quale abbiamo aperto JazzMI, per arrivare a Stefano Bollani.
Negli anni abbiamo cercato di portare artisti di confine, noti al difuori del panorama del Jazz, che ci permettono di portare questo genere musicale, anche alle nuove generazioni.
D - Metheny è sempre contento di suonare in Italia
R - Si, indubbiamente ed è una cosa che ci riempie d’orgoglio, da parte di un musicista come lui con decenni di carriera alle spalle e tanti riconoscimenti.
Il fatto che ami esibirsi a JazzMi, è l’ulteriore riprova del lavoro che con Titti Santini abbiamo realizzato nel corso di queste edizioni.
Ci sono poi musicisti italiani, come i Calibro 35, che hanno realizzato un progetto sul jazz che riguarda autori di colonne sonore come Armando Trovajoli, Piccioni o Umiliani, filtrati attraverso il loro linguaggio musicale, variegato e ricco di fascino.
Poi non manca il dialogo tra il Jazz e generi come l’Hip Hop o come il progetto del giovane pianista Francesco Cavestri con Willie Peyote.