Ospite a "Popular" il mito vivente della chitarra racconta il suo ritorno nel quadro del festival "Jazzmi"
di Giancarlo Bastianelli© Ufficio stampa
Non è scontato definire "evento", il ritorno in Italia di John McLaughlin, mito vivente della chitarra e personaggio che in decenni di carriera non si è mai fermato a specchiarsi in sé stesso, ma ha ricercato continuamente, dando vita a collaborazioni di altissimo livello come quella con Miles Davis in album del calibro di "Bitches Brew" o "In a Silent Way" o ancora Carlos Santana in "Love Devotion Surrender".
John fondò, su impulso dello stesso Davis la Mahavishnu Orchestra, band che aldilà dei generi ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per molti. Il loro album "Inner Mounting Flame" resta, a decenni di distanza, uno dei migliori album mai pubblicati.
John sarà in concerto a Milano il 2 novembre, nel quadro del festival JAZZMI, giunto quest'anno alla sua quarta edizione e che dal 1° al 10 novembre 2019 proporrà oltre 190 eventi.
Alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano alle 21, l'attesa performance di McLaughlin, con il progetto "4th dimension" che ricalca i sentieri già percorsi con la Mahavishnu, ampliando ulteriormente l'orizzonte.
Con lui sul palco ci saranno Gary Husband alle Tastiere, Etienne Mbappé al Basso e Ranjit Barot alla Batteria.
Tornare in Italia è una cosa che lo emoziona molto, come stesso McLaughlin nostro ospite a "Popular" conferma.
Gli italiani amano la tua musica e il tuo modo di suonare, cosa significa per te tornare da noi, quali sono le tue sensazioni, prima del concerto a Milano?
Grazie mille per le belle parole! Sono un grande ammiratore della cultura italiana.
Attualmente non ho molti contatti con i musicisti jazz italiani, dice McLaughlin, anche se negli anni '80 e nei primi anni '90, ho trascorso del tempo con Luciano Berio, un musicista meraviglioso e una grande persona.
Era anche un grande fan del jazz. Ricordo che dirigeva la New York Philharmonic Orchestra al Lincoln Center N.Y. per quattro serata e inclusa nel programma era la musica della sua "Sequenzas".
Ho sempre creduto che New York fosse una città evoluta dal punto di vista culturale, ma in quella occasione qualcosa non funzionò, dal momento che la reazione alla musica di Luciano da parte del pubblico non fu buona. La metà dei presenti lo odiava e l'altra metà lo adorava. Non solo, ma alcuni musicisti dell'orchestra non erano in sintonia con Luciano, specialmente nella sezione degli ottoni.
Fui presente tra il pubblico per i quattro concerti e lo incontrai il giorno seguente. Aveva appena letto una critica non positiva nei suoi riguardi sul New York Times.
Quel giorno ho chiamato Miles Davis e la stessa notte è venuto con me al concerto di Luciano. Prima del concerto ho presentato Miles a Luciano e si sono abbracciati: è stato bello vederlo.
Sfortunatamente non avevo una macchina fotografica ... Miles e io eravamo seduti proprio sopra l'ingresso del palco, e quando Luciano uscì per dirigere l'orchestra, prima di salire sul podio, si voltò verso la sezione degli ottoni e disse ad alta voce , "Miles Davis è qui"! La vendetta a volte può essere dolce...
La notte successiva Gil Evans venne con me e anche loro si abbracciarono e la notte dopo portai Lee Konitz. Luciano era così felice di avere musicisti jazz nel suo pubblico! Per me Luciano è l'epitome della grande musica italiana. Sono anche un grande ammiratore di Umberto Eco che era un altro amico di Luciano.
Suonerai a Milano con i musicisti del tuo progetto "4th dimension", com'è l'interazione con loro durante un concerto?
L'interazione è di fondamentale importanza. L'improvvisazione è al centro del jazz, quindi dobbiamo essere tutti attenti e spontanei. In questo modo la musica è diversa ogni sera. L'improvvisazione non sta solo vivendo il momento presente, ma articolando ciò che senti spontaneamente e per farlo correttamente tutti i musicisti devono essere empatici. Dobbiamo anche essere pronti quando arriva l'ispirazione.
Nessuno ha il controllo sull'ispirazione, ma se non siamo pronti, perderemo un'occasione d'oro.
La tua attività di musicista è stata caratterizzata da una continua ricerca, la tua carriera è stata come un lungo viaggio?
Imparo ogni giorno, l'apprendimento non si ferma mai finché non muori. Sì, ho fatto molte ricerche nella vita, ma è perché sono molto curioso, specialmente per quanto riguarda la musica di altre culture. Fortunatamente ho avuto l'opportunità di studiare sotto Maestri dall'est e dall'ovest come Pandit Ravi Shankar e Miles Davis. So di essere uno dei musicisti "Elder" ora, ma la mia vita non sembra né lunga né breve, mi sento estremamente fortunato ad aver avuto l'opportunità di lavorare e suonare con questi grandi uomini della musica
Come è nata la Mahavishnu Orchestra?
All'inizio dell'autunno del 1970, ero in un club alle porte di Boston e suonavo con Miles. Come sapete, i musicisti possono fare bei concerti ed altri meno belli, proprio quella performance fu molto difficile per me. È stata una battaglia contro la mia incapacità e ignoranza.
Successivamente, ero solo con Miles in camerino per scusarmi per la mia terribile interpretazione.
Miles mi suggerì il modo migliore per far arrivare al pubblico la mia musica ed il mio modo di suonare.
Davis era un essere umano straordinario.
Abbiamo chiacchierato per circa 20 minuti e improvvisamente, mi ha detto, "John, ora è il momento di formare la tua band". Ero scioccato. Questa era l'ultima cosa che mi aspettavo, ma Miles parlava sempre direttamente dal cuore e me lo ripeteva.
Non avevo pensato di formare una band, ma poiché proprio Miles Davis me lo aveva detto, dovevo farlo per giustificare la sua fiducia in me. Per questo tornai a casa e iniziai a formare la Mahavishnu Orchestra.