TELEBESTIARIO di Francesco Specchia
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L'una, la biondina, sorriso accecante e fisico efebico, lava i piatti come mamma l'ha fatta, davanti a derrate di ananas, banane e noci di cocco, in un'isola tropicale che la Marcuzzi se la sogna. L'altra, la mora, sempre senza un panno addosso, è costretta a girellare per la savana, a ingollare acqua melmosa: "Pesco l'acqua sulla superficie, i raggi ultravioletti ammazzano i batteri...", dice in camera, ma pare non sia una biologa; e infatti viene assalita, nottetempo, da crampi indicibili allo stomaco, soccorsa dalla produzione, legata a una barella – sempre nuda- e portata al Pronto Soccorso, sempre che nell'Africa nera ne esistano.
Una metafora, forse, della tv estrema che divora sé stessa. Per un curioso scherzo del destino, sia Dee Jay Tv che D-Max (stessa parrocchia, Discovery) riempiono la loro terza serata domenicale con reality a base di nudismo: "L'isola di Adamo ed Eva", Dee Jay e "Nudi e crudi", D-Max. La differenza tra i due format, non originalissimi, sta nello scenario. Nel primo caso due giovani bellocci che sembrano tronisti delle De Filippi, si ritrovano a titillare ormoni e romanticismo: "Non faccio l'amore la prima sera", dice lei, dando per scontato che le altre, in assenza di riempitivi come Ruzzle e la Gazzetta dello Sport, sono papabili. Risate, abbracci da apertura alare che prevedono picchi, ricercati, di testosterone e richiami a Fantasilandia: qui gli autori ripercorrono Allen Ginsberg e i reportage naturisti anni 70. Con qualche prurigine irrisolta: per esempio, il giovane isolano Maarten pare che vanti un'attrezzatura inguinale da Rocco Siffredi, tutte le ragazze ne parlano, ma essendo le parti intime pixellate, le spettatrici si devono abbandonare all'immaginazione.
Nel secondo caso, invece, si piazzano due esperti di sopravvivenza nella giungla del Costarica, o, tra le foreste pluviali in una gara senza tregua e vestiti per dimostrare d'essere dei piccoli Bear Gryls, feriti, insozzati, abbrutiti dalle avversità. Qui, si alla pulsione sessuale si sostituisce la pietà dello spettatore che osservando il terribile docudrama senza senso ha come primo istinto d'invocare la produzione affinché si riportino a casa quei poveracci; il secondo istinto è quello di lasciarli lì. Lo so che si fa tutto per soldi, ma qua s'esagera. Mi chiedo se in vacanza alle Isole Greche quest'estate potrei trovarmi in una situazione simile, col dott. Varoufakis, nudo che visto aggirasi nei boschi. L'arte della sopravvivenza...