A Tgcom24 la consulenza del professor Marco Klinger, responsabile dell'Unità Operativa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell'Humanitas di Rozzano (MI)
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Piatta, tonica e senza tessuti in eccesso. La pancia che corrisponde a questa descrizione non è solo bella, è anche funzionale, perché denota la presenza di una parete addominale integra, che assolve in pieno allo scopo di contenere i visceri e contribuire alla corretta postura. Come rimediare quando non è così? Risponde il professor Marco Klinger, responsabile dell'Unità Operativa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell'Humanitas di Rozzano (MI).
Professor Klinger, quali le sono le tecniche per migliorare l'addome?
"La principale è l'addominoplastica, con cui si riescono ad eliminare i tessuti in eccesso, molli e svuotati, dall’addome. A seconda dei casi, l'intervento viene eseguito in due 'versioni': addominoplastica completa o mini-addominoplastica. Nel primo caso, si pratica un’incisione nella parte bassa dell’addome, incisione che va da un fianco all’altro e che, nella parte centrale, si avvicina al margine superiore dei peli pubici. Da questo accesso si elimina il grasso superficiale e la cute in eccesso, avendo cura di isolare e poi riposizionare l'ombelico, in modo che il risultato finale sia un addome che rispetta le corrette proporzioni. Quando i tessuti sovrabbondanti sono meno, può essere sufficiente la mini-addominoplastica, che prevede una cicatrice molto più ridotta, posizionata sopra il margine superiore dei peli pubici e compresa in qualsiasi slip. Nei casi in cui l'inestetismo è dato anche da depositi localizzati di grasso, all'addominoplastica si abbina la lipoaspirazione, praticando sull'addome anche incisioni di 4-5 mm, in cui si inseriscono le cannule che raggiungono gli adipociti 'incriminati' e li rimuovono aspirandoli".
Per quali pazienti è indicata l'addominoplastica, in generale?
"Due grandi categorie: le donne che hanno avuto diverse gravidanze o una gravidanza gemellare e le persone che hanno subito un forte dimagrimento e presentano tessuti svuotati sull'addome. In entrambi i casi, si può approfittare della correzione estetica per ripristinare la posizione dei muscoli retti addominali. In seguito alla progressiva crescita del feto (e del pancione...) i muscoli che compongono la parete addominale si spostano verso i lati, modificando la morfologia dell'addome e rendendolo, anche a gravidanza conclusa, maggiormente prominente. E' quanto si verifica con la diastasi addominale. Durante l'addominoplastica è possibile riposizionare e avvicinare i muscoli addominali appplicando dei punti interni. In pratica, si “allaccia” nuovamente un'ideale, invisibile cintura interna, con l'effetto di migliorare la silhouette, ma soprattutto di migliorare la postura. Addominali efficienti sono infatti un aiuto importante per quelli della schiena, con il risultato di stare “ben dritti”.
Com'è la convalescenza, dopo un intervento così?
"Di solito consigliamo al paziente di alzarsi dal letto al più presto, meglio se nella stessa giornata dell’intervento, per riattivare la circolazione. Nei 3-4 giorni successivi, il riposo e l’alimentazione sostanziosa sono le principali regole da seguire. La ferita viene medicata con cerotti compressivi, per favorire una cicatrizzazione il più possibile impercettibile. Anche se il processo di cicatrizzazione è determinato im buona parte da aspetti genetici, su cui non è possibile influire, e anche se l'incisione dell'addominoplastica come abbiamo visto è lunga, molto spesso la a 9-12 mesi dall'intervento la cicatrice è appena percettibile, il cosiddetto colpo d'unghia".
Ci sono casi in cui è impossibile correggere il difetto estetico?
"Sì, la chirurgia plastica non può intervenire quando, come accade soprattutto negli uomini, l'addome prominente è dato dalla presenza di grasso endoaddominale. In questo caso, i depositi di grasso sono molto profondi, nei visceri e quindi non raggiungibili con le cannule della lipoaspirazione. L'unica possibilità per modificare il contorno corporeo è il dimagrimento".