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Il medico consiglia… come affrontare il diabete di tipo 1 nei bambini

A Tgcom24 la consulenza del dottor Giulio Frontino, medico pediatra presso l'ospedale San Raffaele di Milano

11 Dic 2023 - 17:24
 © Ufficio stampa

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Nel periodo della pandemia da Covid-19 sono aumentati i casi di diabete di tipo 1 e, di conseguenza, le complicanze a esso collegate, come la chetoacidosi. Questo aumento (registrato principalmente nei bambini e nei ragazzi) rimane un mistero, ma i dati parlano chiaro: l’incidenza del diabete di tipo 1 nei soggetti sotto i 19 anni è aumentata del 14% durante il 2020 rispetto all’anno precedente, e nel 2021 la percentuale sale al 27%, rispetto al 2019.

A Tgcom24 il dottor Giulio Frontino chiarisce gli aspetti più rilevanti del diabete di tipo 1, specificando quali siano i sintomi e le cure a cui potersi sottoporre, e, soprattutto, come affrontare questa malattia a scuola. 

Dottore, che cos’è il diabete e quali tipologie di questa malattia esistono?

Il diabete è una delle malattie croniche pediatriche più frequenti caratterizzata da un eccesso di zucchero nel sangue. Esistono due principali tipologie di diabete. Il diabete di tipo 1, che coinvolge dal 5 al 10% dei pazienti e che viene diagnosticato soprattutto nei bambini (il report della IDF 2022 riporta che il 62% delle nuove diagnosi di diabete di tipo 1 avviene nei soggetti di età >20 anni,  fonte https://diabetesatlas.org/atlas/t1d-index-2022/), e il diabete di tipo 2, che invece riguarda la maggioranza dei casi, circa il 90%. 

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune: l’assenza di insulina (l’ormone deputato al controllo del livello degli zuccheri o glicemia) è provocata dalla distruzione, a opera di alcune cellule immunitare “autoreattive”, delle cellule beta del pancreas. Il diabete di tipo 2, al contrario, si verifica generalmente nelle persone adulte/anziane, anche se in molti paesi l’incidenza sta aumentando anche in età pediatrica, ed è più spesso caratterizzato da una insulino-resistenza, cioè da una ridotta azione dell’ormone insulina.

Quali sono le conseguenze più comuni del diabete di tipo 1?

Il diabete di tipo 1 è una condizione autoimmune in cui il sistema immunitario del corpo attacca erroneamente le cellule beta del pancreas. Queste cellule sono essenziali per la produzione di insulina, un ormone che regola i livelli di glucosio (zucchero) nel sangue. A causa della distruzione delle cellule beta, le persone con diabete di tipo 1 non possono produrre insulina in modo adeguato, portando a variazioni significative nei livelli di glicemia.

Queste fluttuazioni di glucosio nel sangue, se non gestite correttamente, possono avere gravi conseguenze a lungo termine. Tra queste, il danno ai vasi sanguigni è particolarmente preoccupante, poiché può portare a una serie di complicazioni, tra cui cecità, malattie cardiovascolari, insufficienza renale e neuropatia sensitivomotoria periferica, una condizione che colpisce i nervi delle estremità.

Una delle complicanze più gravi e immediate del diabete di tipo 1 è la chetoacidosi diabetica, una condizione che si verifica quando il corpo inizia a smantellare i grassi a un ritmo eccessivo, producendo acidi chiamati chetoni. Questo può accadere quando il diabete non è ancora stato diagnosticato o non è gestito adeguatamente. Recentemente, si è osservato un aumento significativo dei casi di chetoacidosi, rendendo ancora più importante la consapevolezza e la gestione precoce del diabete di tipo 1.

Che cos’è la chetoacidosi?

La chetoacidosi diabetica (DKA) è una complicanza acuta del diabete, caratterizzata da sintomi quali nausea, vomito, dolori addominali, affaticamento, eccessiva sete (polidipsia) e aumento della diuresi (poliuria), che possono culminare in una grave disidratazione. Questa condizione si verifica tipicamente quando vi è una carenza di insulina nel corpo. Tale deficit può insorgere all’esordio o se un paziente con diabete noto interrompe l'assunzione di insulina o non aumenta adeguatamente la dose in situazioni di stress fisico, come durante un'infezione o altre malattie.

Le malattie che possono frequentemente scatenare la DKA includono infezioni gravi, come la polmonite o le infezioni delle vie urinarie, e la pancreatite. Queste condizioni aumentano il fabbisogno di insulina, e senza un adeguato adeguamento della terapia insulinica, i livelli di glucosio nel sangue possono salire pericolosamente.

La diagnosi di chetoacidosi diabetica si basa su esami del sangue che rivelano elevati livelli di glucosio, la presenza di chetoni e un'acidità aumentata (acidosi). È cruciale che la DKA venga trattata tempestivamente. Il trattamento standard include la somministrazione endovenosa di liquidi per correggere la disidratazione e di insulina per ridurre i livelli di glucosio nel sangue e fermare la produzione di chetoni. La gestione tempestiva e appropriata è essenziale per prevenire complicanze potenzialmente letali.

Perché si è verificato un incremento così significativo?

Dal 2019 al 2020 l’incidenza della chetoacidosi è aumentata del 26%: i numeri parlano chiaro, ma i motivi sottostanti a questo aumento significativo sia della malattia che di questa complicanza rimangono ancora poco chiaro. Lo studio TEDDY, che ha coinvolto bambini tra i 9 e i 15 anni provenienti da Stati Uniti, Svezia, Finlandia e Germania, ha esplorato questa tendenza dal gennaio 2020 al dicembre 2021. I partecipanti erano a rischio genetico elevato di sviluppare il diabete di tipo 1 o erano parenti di primo grado di persone affette.

Tra i 4586 bambini monitorati nello studio, 623 hanno contratto il COVID-19 senza sviluppare autoimmunità, mentre 45 bambini hanno sviluppato il diabete di tipo 1, senza evidenziare una relazione diretta con l'infezione da COVID-19 o la vaccinazione.

Questi risultati suggeriscono che, nonostante un apparente aumento dell'incidenza del diabete di tipo 1 durante la pandemia, non esiste un legame diretto con il COVID-19 o la vaccinazione. L'aumento potrebbe essere attribuito ad altri fattori, come cambiamenti ambientali o stili di vita, richiedendo ulteriori ricerche per una comprensione più approfondita.

Quali sono i sintomi di diabete di tipo 1 che possono allarmare un genitore?

I sintomi del diabete di tipo 1 nei bambini che possono allarmare un genitore includono un combinazione dei seguenti:

1. Sete eccessiva (polidipsia): I bambini possono bere quantità insolitamente elevate di liquidi.

2. Aumento della frequenza urinaria (poliuria): A causa dell'effetto diuretico dell'eccesso di glucosio nel sangue e che viene eliminato nelle urine.

3. Perdita di peso inspiegabile: Nonostante un normale o aumentato appetito, può verificarsi una perdita di peso.

4. Fame eccessiva (polifagia): Un aumento dell'appetito è comune a causa dell'incapacità del corpo di utilizzare il glucosio nel sangue come energia.

5. Stanchezza: I bambini possono apparire insolitamente stanchi o deboli.

6. Visione offuscata: L'eccesso di zucchero nel sangue può causare alterazioni nella vista.

7. Odore fruttato del respiro: Un segno di aumentati livelli di acetone (chetoni) e possibile chetoacidosi, una complicanza grave del diabete

8. Difficoltà respiratoria o respiro accelerato: Può essere un sintomo di chetoacidosi, che richiede attenzione medica immediata.

9. Secchezza della pelle e delle mucose: Inclusa la bocca secca, segno di progressiva disidratazione.

È importante notare che questi sintomi possono svilupparsi rapidamente e richiedono un'attenzione medica immediata, anche in pronto soccorso.

Se il bambino ha il diabete, come ci si deve comportare a scuola?

L'insorgenza del diabete in un bambino rappresenta una sfida significativa per i genitori, che si trovano a fronteggiare una nuova realtà quotidiana. È fondamentale, però, che vi sia una collaborazione sinergica tra la famiglia, il personale scolastico e gli enti sanitari locali per garantire la migliore gestione della condizione.

All'inizio dell'anno scolastico, i genitori hanno il compito di informare la direzione scolastica e gli insegnanti sulle specifiche esigenze del bambino. Questo include la consegna di un "Piano Individuale di Trattamento Diabetologico", un documento dettagliato che descrive il tipo di terapia del bambino, i valori glicemici obiettivo e le istruzioni per l'amministrazione del glucagone in caso di ipoglicemia severa, una condizione potenzialmente pericolosa caratterizzata da una riduzione critica dei livelli di glucosio nel sangue. È essenziale includere anche i contatti dei genitori e del centro diabetologico di riferimento.

Inoltre, la famiglia può richiedere il supporto di un servizio infermieristico specializzato, organizzabile tramite l'ente sanitario locale. Nonostante sia un servizio limitato, prevede per i bambini più piccolo e non autonomi la presenza quotidiana a scuola di un infermiere esperto nell’orario della somministrazione dell’insulina per il pasto. Inoltre è fondamentale l’aiuto concreto che forniscono le associazioni (il San Raffaele collabora da anni con l’Associazione SOStegno 70) e esse rappresentano gli esempi di chi è già passato per quelle esperienze, e organizzano sostegno psicologico e iniziative di formazione per stare vicino a bambini, ragazzi e alle loro famiglie nei momenti difficili, per far crescere la consapevolezza, per dare strumenti operativi quotidiani, per non lasciarli soli.

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