Il Maestro racconta dell'anniversario dell'uscita del primo album della band "Il Salvadanaio"
Il tre maggio del 1972, usciva sul mercato discografico, il primo album del Banco del Mutuo Soccorso, più tardi ribattezzato “Il Salvadanaio”, che rappresentò il primo importante passo di una band la cui fama varcò i confini del nostro Paese, fino a diventare una delle più apprezzate a livello internazionale. E' stato un onore poter parlare di questo immortale capolavoro con Vittorio Nocenzi, fondatore del Banco del Mutuo Soccorso, gradito ospite a "Popular".
Abbiamo iniziato il nostro incontro con il Maestro, parlando della modernità di questo disco, che non risente del passare del tempo, non solo dal punto di vista della musica, ma anche dei testi che affrontano tematiche ancora attuali a quasi 50 anni di distanza...
"Potrei definire questo album un "miracolo" tra persone che hanno forti affinità, che lavorano insieme per raggiungere uno scopo. Il momento sociale e culturale che tutti vivevamo all'inizio degli anni '70, ha favorito non solo il nostro incontro, ma anche la voglia di suonare e creare qualcosa insieme.
Condividevamo gli stessi ideali ed eravamo sensibili a temi come la pace, la non violenza e il rispetto dell'ambiente. Per questo fu semplice per me e per Francesco Di Giacomo, comporre un brano come "R.i.p.", con il suo messaggio pacifista, che risulta sempre attuale.
Anche oggi le guerre continuano a seminare morte, sofferenze e distruzione.
A venti anni come a settanta, ho ancora voglia di parlare di questi argomenti e di schierarmi dalla parte dei più deboli".
Una unità di intenti che fu fondamentale per il successo del Banco del Mutuo Soccorso..
Si indubbiamente, non solo questo, ma anche il nostro essere poliedrici e aperti alle novità.
Io ad esempio pur essendo un musicista di formazione classica, suonavo con band pop fin da bambino ed ero curioso rispetto a tutto ciò che mi sembrava "nuovo".
In quel periodo contestavamo i luoghi comuni, anche in campo musicale ed attingevamo da vari territori musicali; non solo al rock, ma anche alla musica classica e a quella contemporanea.
Per noi allora come oggi non conta tanto il "genere", quanto la qualità della musica.
Un modus operandi, che successivamente ci portò a collaborare con Keith Emerson ed incidere per la Manticore, etichetta discografica che il tastierista creò con i suoi "compagni di viaggio", Greg Lake e Carl Palmer.
Come nacque "Banco del Mutuo Soccorso"?
L’abbiamo preparato nella nostra sala prove a Marino, una stalla che il proprietario aveva liberato dalle mucche.
La ripulimmo completamente, disinfettandola con la calce e rivestendo le pareti con il polistirolo, per insonorizzate l'ambiente.
Le mangiatoie, opportunamente ripulite, divennero il deposito di strumenti , amplificatori e di tutto il materiale tecnico che serviva per provare.
Avevamo bisogno di un posto isolato rispetto alla città di Marino per non disturbare, visto l'alto volume degli strumenti.
In questo luogo nacque il primo album del Banco del Mutuo Soccorso, e fu frutto della passione di noi tutti nel creare qualcosa di veramente innovativo.
Io componevo i brani poi insieme a Francesco di Giacomo lavoravo ai testi.
Non soltanto io, Francesco e mio fratello Gianni, ma anche gli altri componenti del gruppo, hanno avuto il loro ruolo, non meno importante, per la riuscita del disco.
Fu il primo importante passo, per arrivare alla registrazione vera e propria...
Si, infatti solo quando fummo messi sotto contratto dalla Ricordi, ci spostammo a Milano al Piper dove, sotto la supervisione del produttore Alessandro Colombini, affinammo il materiale che avevamo realizzato nella nostra sala prove a Marino.
La registrazione vera e propria avvenne allo studio della Ricordi, che allora era dislocato in una sala di un oratorio dei salesiani, che nel fine settimana era un cinema parrocchiale.
Trovo suggestivo questo "incontro" tra due "arti" come la musica ed il cinema.
C'era anche un custode, che aveva il compito di coprire gli strumenti nel fine settimana
Tra questi c'era anche la spinetta che uso in "Passaggio", brano che composi in maniera estemporanea, avendone già in mente la melodia e che nei decenni ho voluto lasciare incompiuto, dal momento che rappresenta un brano prima di essere registrato, quindi "fermato'" su un supporto.
"Passaggio" è in brano che non è mai nato; anche quando anni dopo decisi di riprenderlo in una forma orchestrale, nella riedizione del “Salvadanaio”, aveva ancora la sensazione di un qualcosa di volutamente incompleto.
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Sto lavorando al nostro nuovo album, che sarà il successore di "Transiberiana" si intitolerà "Orlando" sarà ispirato al capolavoro di Ludovico Ariosto "L'Orlando Furioso".
A pubblicarlo sarà l'etichetta giapponese "Inside Out" che in questi ultimi anni ha dato alle stampe i nuovi lavori di molte band del Prog, sia italiano che internazionale.
"Orlando" è un lavoro che iniziai a concepire quando era ancora con noi l'indimenticabile Francesco di Giacomo.
Un album impegnativo, non soltanto dal punto di vista musicale, ma anche letterario che sto affrontando con gli altri musicisti: il chitarrista Filippo Marcheggiani e mio figlio Michelangelo.
"Orlando" sarà pubblicato il prossimo anno.