Il 15 maggio a Trieste il primo concerto per presentare l’album al Teatro Miela
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“Ultraminimal Piano Essence” è il titolo del nuovo progetto discografico della pianista e compositrice Alessandra Celletti ed è pubblicato da “Dark Companion”. Già disponibile sulle piattaforme digitali, l’album sarà diffuso anche in formato fisico dal 17 maggio, in una limitatissima edizione di sole 118 copie.
E’ un piacere ospitare a “Popular” una musicista così eclettica ed originale, che dopo una lunghissima esperienza in territorio classico estremamente proficua, decise di spostarsi nella musica contemporanea, proponendo anche sue composizioni.
Ad Alessandra Celletti abbiamo chiesto di parlarci di “Ultraminimal Piano Essence”.
"Sono molto contenta di questo mio nuovo lavoro, dice Alessandra Celletti, in realtà ero restìa nel pubblicare il progetto, dal momento che lo ritenevo troppo semplice e con troppe poche note suonate.
Tra le persone che hanno avuto l’opportunità di ascoltarlo prima della pubblicazione vera e propria, i commenti sono stati positivi".
Mi capita sempre di più anche nei concerti di dare vita non a vere improvvisazioni, ma a a momenti in cui propongo al pubblico idee che prendono al momento la giusta direzione.
Direi che “Ultramiminal Piano Essence” è sicuramente legato alla spontaneità.
È avvenuto lentamente ma anche naturamente; ho iniziato da bimba a suonare a sei anni, poi ho svolto tutta la mia formazione in Conservatorio.
Un giorno un’etichetta discografica con la quale avevo già inciso lavori di Satie e di Gourdjeff, mi propose di realizzare un album di mie composizioni.
Ho preso la”palla al balzo”, nel 2007 feci il mio primo disco come autrice, dopo una lunga carriera come musicista classica, con un repertorio che a nomi come Bach Chopin e Mozart, univa anche lo stesso Satie.
Attualmente sono concentrata, nei concerti, su mie composizioni o sulle musiche di autori del ‘900.
Satie è un compositore che non può essere inserito in una precisa categoria o in un genere, ma una specie di “profeta” del minimalismo, ha "inventato" lui la musica che poi è diventata la ambient, Brian Eno si ispira a Satie ed anche John Cage si ispirava al compositore francese.
Per me Satie è un grande esempio di libertà artistica e di semplicità, che non significa banalità, ma invece un'operazione che va semplicemente a togliere tutto il superfluo.
Personalmente preferisco le cose essenziali al virtuosismo fine a sé stesso, anche se ci sono brani di grandi compositori, con i quali ho trascorso molte ore e che ho studiato con passione e interesse negli anni.
Sarò al Teatro Miela alle 21.
Sono emozionata e curiosa nel vedere cosa accadrà dal vivo, dove i brani saranno eseguiti in modo differente rispetto all’album.
Ogni concerto è diverso non è mai lo stesso, con il pubblico attuo una sorta di comunicazione, continua ed invisibile.
Entro in scena con la volontà di trasmettere gioia a chi ascolta.