Lo scandalo del video a Napoli e l'apertura dell'inchiesta interna, il ricorso di Antonio Bassolino rigettato dai vertici del partito e le polemiche: l'opinione di Mario De Scalzi
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Quello che stupisce nell'istituto, chiamiamolo così, delle primarie non è tanto la consapevolezza che va maturando nel Paese sulla loro inutilità, denunciata in tempi non sospetti dall'ex premier Silvio Berlusconi (spernacchiato dalla sinistra come antidemocratico). Quello che sorprende è ben altro: i danni che lasciano dietro di sé nei partiti che le promuovono; l'italica fantasia nell'aggirarne la regolarità; la pervicacia nel continuare a riproporle come unico strumento di selezione politica.
Le code polemiche, le contestazioni, i ricorsi legali o para-legali, le divisioni ideologiche, i laceranti scontri interni conseguenti alle primarie sono sotto gli occhi di tutti. Cosicchè chi le promuove quasi sempre ne esce travolto causando danni alla coalizione di cui fa parte (o di cui dovrebbe far parte). Eclatante l'esempio del Pd che ha ottenuto un “tutti contro tutti” sempre e ovunque le ha promosse e organizzate: non solo ultimamente a Napoli, Roma e Torino – solo per citare gli ultimi casi - ma anche precedentemente in Liguria dove era riuscito a far confliggere le due anime del partito (renziani e sinistra) perdendo la regione in favore di Forza Italia. Più autogol di così!
Le primarie lasciano dietro di sé cumuli di macerie tra chiunque si avvicini a queste atipiche consultazioni e comunque le si realizzino. Anche via Web, come fa il Movimento 5Stelle dove non c'è votazione telematica o primaria elettronica che soddisfi l'elettorato. La prova? I numeri dei votanti grillini on line è progressivamente sceso di numero di decine di migliaia di unità. Eppure si vota da casa, senza pagare nulla (come invece fa il Pd). Si accende un computer e si clicca. Sembrava l'uovo di Colombo della partecipazione politica ma sta diventando un ovetto di quaglia.
Alle primarie poi, votano tutti. Ma proprio tutti. E' inutile inventarsi filtri selettivi come gli oboli, da 1 o 10 euro che siano, da pagare per depositare la scheda nell'urna. Come abbiamo visto c'è sempre uno disposto a darteli quei soldi e proprio davanti al seggio. Dove si sono ammassati nel tempo: cinesi a Milano, migranti extracomunitari in Liguria, disoccupati più o meno organizzati a Napoli, pensionati sindacalizzati un po' dappertutto. Per non parlare delle schede bianche a Roma per gonfiare l'affluenza! Ma come, mi alzo dal letto, cerco il gazebo, faccio la fila, pago dieci euro e poi infilo la scheda bianca nell'urna? Ma almeno ci scrivo sopra a lettere cubitali una sola parola: ST…..I !!
Ecco, ciò dovrebbe aver convinto tutti che non solo le primarie non servono, ma dividono e si prestano – quantomeno - ad accuse di manipolazione. Invece continuano a fare adepti. Come Matteo Salvini. Che vorrebbe dalle sue primarie romane un secco no a Bertolaso. Ma che si è guardato bene dal candidarsi alle Milanarie. Curioso: rinuncia a dire la sua nel sedicente feudo leghista e poi vorrebbe condizionare il voto della Capitale dove il Carroccio è visto come fumo negli occhi e dove – comunque vada - il risultato finale non condizionerà certo i romani. Se non è Tafazzismo questo…