Tutti i partiti in corsa per la Capitale hanno deciso di interpellare l'elettorato per scegliere il proprio candidato. Ma, come dimostrato in precedenti casi, le Primarie sono uno strumento sbagliato
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Ci risiamo. In Italia succedono cose dalle quali tutti dovrebbero trarre lezioni. Eppure così non è. L'ultimo caso riguarda la scelta dei candidati a sindaco di Roma per i quali le forze politiche, senza nessuna eccezione, hanno optato per il devastante strumento delle primarie. Con il risultato di una spaccatura all'interno dei partiti che rende molto più deboli i candidati usciti vincenti dalle urne.
Il bello è che tutti partono con una comunione di intenti ("candideremo il più votato") per poi dividersi sul risultato. Le cause sono equamente divise tra presunti brogli, aspirazioni frustrate, programmi non chiari, ascendenze politiche più o meno sospette. Tutto ciò ha portato al caso Liguria. Dopo primarie travagliatissime che hanno indicato in Raffella Paita la candidata ufficiale del PD alle regionali, nelle urne i consensi sono andati dispersi "a dispetto" consentendo la vittoria dell'azzurro Giovanni Toti con ampio margine. Succederà nuovamente a Napoli, con Bassolino contrapposto alla Valente, a Roma con Giachetti contro Marino, a Torino con Fassino vs Giorgio Airaudo?
Quella che appariva una "infezione" tutta interna ai Democratici, tuttavia, sta ormai contagiando anche gli altri. Soprattutto nel centrodestra dove dopo aver faticosamente trovato il candidato unificante per l'amministrazione capitolina (Guido Bertolaso), si sono sfilati sia la Lega che Fratelli d'Italia puntando all'alternativa di Giorgia Meloni. A onor del vero qualcosa di suo ci deve aver messo anche lo stesso ex capo della Protezione Civile che un campione di dialogo e mediazione certo non è.
Aggiungeteci l'incognita Storace ed avrete un voto diffusamente disperso del quale, prevedibilmente, non potrà beneficiare nemmeno la sinistra altrettanto –come abbiamo visto- divisa. E' evidente che queste parcellizzazioni rischiano di originare un sindaco, quale che sia, molto più debole del necessario per affrontare crisi mastodontiche e complesse, soprattutto nella capitale. E non è questo quello che si aspettano i romani.