Le previsioni di Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di ManpowerGroup Italia e Iberia
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Così come non sembrano molto fauste le più recenti notizie sull'andamento dell'economia italiana nel 2014, non altrettanto fauste sono le notizie che riguardano quei circa due milioni di giovani italiani under 29 che né studiano, né lavorano o, se vogliamo essere più precisi, quel 43% circa di giovani disoccupati under 25.
Abbiamo letto nei giorni scorsi i dati sui risultati della prima fase di attuazione della legge varata a suo tempo dal Governo Letta, recante il bonus per l'assunzione di giovani disoccupati con contratto a tempo indeterminato. Contrariamente alle previsioni del Ministro del Lavoro di allora che ipotizzava l'accensione nel primo anno di circa centomila nuovi contratti, le nuove assunzioni riguardano meno di ventimila unità.
È questa la dimostrazione, una volta di più, che la vecchia tipologia di contratto di lavoro a tempo indeterminato non può certo essere il canale ordinario per l'assunzione di giovani, pur in presenza di forti incentivi, come avevamo avuto già modo di rilevare al momento dell'approvazione di quella legge.
Per questo bene ha fatto il Governo Renzi a inserire nel disegno di legge delega sul Jobs Act in esame al Senato la previsione, perlomeno a livello sperimentale, di una nuova tipologia di contratto a tutele variabili, superando almeno per questo aspetto il tabù dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
L'altro cantiere aperto, che coinvolge la platea dei giovani disoccupati italiani, è quello della “Garanzia Giovani”, avviato il primo maggio scorso. Non sarebbe giusto pretendere di fare bilanci a soli due mesi dall'avvio del progetto, su cui c'è stato un impegno meritorio del Governo.
Un impegno però che, com'era noto sin dall'inizio, cozza col fatto che le competenze in materia di politica attiva del lavoro sono di spettanza delle regioni. E si può già osservare che questo ha comportato già due fenomeni: il primo, secondo cui le regioni del Mezzogiorno, dove pur più alto è il tasso di disoccupazione, stanno dando risposte ben meno efficienti ed efficaci rispetto alle regioni del nord; il secondo, per cui, specie al sud, i giovani sin qui avviati alla “garanzia” sono stati coinvolti soprattutto in cicli brevi di formazione, un po' di stage o tirocini, e in rari casi in rapporti di lavoro.
Certamente, il Governo starà monitorando con attenzione questo fenomeno, e bisognerà vedere se basterà un'azione di moral suasion sulle regioni, o serviranno ulteriori iniziative perché la “garanzia giovani” proceda con maggiore efficacia ed efficienza, vista che una volta tanto i pubblici poteri possono contare anche sul supporto delle agenzie private per il lavoro (che in qualche caso andrebbe rafforzato), che ben conoscono i nodi cruciali dell'incontro fra domanda e offerta di lavoro e con le quali il Governo ha firmato un protocollo di collaborazione proprio ieri.
In ogni caso, per la prossima fase, soprattutto alla luce del flop della legge sul bonus del Governo Letta, è più che mai opportuno che il Governo disponga di leve ulteriori di contrasto alla disoccupazione giovanile. E bene ha fatto il Presidente Renzi ad includere il tema tra le priorità del Semestre italiano nell'Unione Europea.
Credo di poter dire che a questo punto si debba trarre una precisa linea di demarcazione e riservare gli ulteriori sostegni finanziari dell'Unione Europea per il contrasto alla disoccupazione giovanile a quei Paesi come l'Italia, la Spagna, il Portogallo o la Grecia, ad alto tasso di disoccupazione, impegnandoli a formulare progetti nazionali concreti ed ambiziosi. Mi sembra il modo migliore per dare una risposta alle istanze di quella "generazione Erasmus", una parte non piccola della quale, soprattutto in questi Paesi, versa in condizioni di disoccupazione.