JAZZ MEETING

Riccardo Gola presenta il suo nuovo lavoro "Cosmonautica"

Il bassista e compositore romano è ospite di "Jazz Meeting"

di Giancarlo Bastianelli
26 Giu 2023 - 10:24
 © Ufficio stampa

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"Cosmonautica" è il primo disco da leader del bassista e compositore romano Riccardo Gola, pubblicato per la Jando Music/Via Veneto Jazz. Gola alla guida di un quartetto acustico, formato da Francesco Bigoni al sax tenore e clarinetto, Enrico Zanisi al pianoforte ed Enrico Morello alla batteria, ha realizzato un concept album, composto interamente da brani originali e con un’idea di sound molto netta e precisa. Gola è un artista multidisciplinare impegnato in egual misura nella musica e nelle arti visive con una carriera parallela da illustratore, grafico e art director. Come musicista ha studiato a Siena Jazz con insegnanti come Joe Sanders, Greg Hutchinson e Ralph Alessi. È parte integrante di alcuni dei progetti più validi del jazz originale italiano, come Storytellers di Simone Alessandrini e Folkways di Costanza Alegiani. Riccardo Gola è gradito ospite a "Jazz Meeting".

Un album che mi sembra avvincente, fin dal titolo: perché "Cosmonautica"?
Ho scelto la metafora del viaggio spaziale per raccontare l’essenza della nostra musica e della musica d’improvvisazione in generale. È un'arte che nasce sul momento - sul palco o in studio di registrazione - dal dialogo in tempo reale tra i musicisti. Le composizioni sono importanti, ma è altrettanto importante la magia che si crea all’istante, attraverso la sensibilità e l’ascolto reciproco. E per creare questa magia c’è bisogno di isolarsi, entrare in uno stato profondo di concentrazione, insomma di mettersi una tuta spaziale e partire per un viaggio verso l’ignoto.

Molto spesso negli ultimi anni si torna a parlare di concept album lo è anche "Cosmonautica"
Oggi la produzione discografica è sterminata, escono migliaia di nuove produzioni ogni giorno. Per questo è importante che dietro ad un progetto discografico ci sia un’idea forte, che non sia solo una raccolta disordinata di brani. È l’unico modo che ha il formato “disco” per resistere all’estinzione, oggi che la musica va sempre più in direzione del singolo, dell’Ep, o addirittura del brano di pochi secondi pensato per le piattaforme social. Quando ho messo su il progetto avevo ben chiaro sia il tema che i musicisti che volevo coinvolgere. Le dieci composizioni sono nate di getto, per questo i titoli hanno tutti tema spaziale, da “In orbita” a “Focus on Gravity”. Poi certo, in un disco strumentale non è sempre automatica l’associazione tra musica concetti: io la sento in maniera forte e spero che questo legame si crei anche nell’animo dell’ascoltatore…finora i feedback sono positivi, in molti mi hanno detto che questa musica “li fa viaggiare”.

Quanto conta per un musicista avere diversi interessi, come nel tuo caso?
Io sono un onnivoro culturale, ho una curiosità costante verso molte discipline, dalla musica alla grafica, dalla fotografia alla danza. Mi piace questo eclettismo, non riuscirei mai a rinchiudermi in una sola disciplina. Poi certo il tempo è limitato, e a volte soffro perché mi sembra di non dedicare il 100% delle mie energie ad una sola attività: ma col tempo ho capito che l’interazione tra i vari linguaggi culturali mi dà più di quanto mi tolga, perché mi arricchisce a livello di sensibilità, di gusto. E poi non corro mai il rischio di stancarmi!

Per "mettere in campo" un progetto come questo occorre un grande interplay con gli altri musicisti; cosa significa per te lavorare con loro?
Francesco Bigoni, Enrico Zanisi ed Enrico Morello sono musicisti fantastici, con uno stile personale ed una sensibilità incredibile. Quando ho iniziato a pensare a "Cosmonautica" avevo in mente un’idea precisa di suono per il gruppo, e sapevo che loro erano gli interpreti perfetti per la mia idea. Ognuno di loro è a sua volta compositore e band leader e questa cosa si sente nella maturità con cui hanno affrontato le mie composizioni: ciascuno ha portato il suo contributo, per cui si può dire che questa è musica generata in maniera collettiva. E poi sono persone bellissime, questo aiuta a lavorare bene insieme.

Cosa accadrà sul fronte dell'attività Live?
Questo è un progetto che nasce per il live, perché - con tutto il rispetto e l’amore verso le registrazioni in studio - per me l’essenza di questa musica è nei concerti, nell’ascolto in presa diretta. Il mondo va in direzione dell’automazione, stiamo affidando all’intelligenza artificiale anche i processi creativi; ma la magia creata da quattro musicisti in carne ed ossa coi loro strumenti acustici riuniti sul palco è una cosa intoccabile, non si potrà mai sostituire. Abbiamo presentato con grande consenso di pubblico "Cosmonautica" alla Casa del Jazz di Roma, suoneremo al Mammut Jazz Fest il 3 agosto in Toscana a Lucignano; sono anche al lavoro per organizzare le date autunnali di presentazione in giro per l’Italia.

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