Al "Maurizio Costanzo Show" l'attore spiega perché non vuole la stampa e la critica tra il pubblico a teatro
Attore, filosofo, poeta, interprete, critico: Carmelo Bene si è sempre definito un genio, perché il suo agire artistico era la manifestazione di una necessità, di un sentimento più profondo che non riusciva a contenere. Presupposto e fondamento del pensiero beniano era la continua lotta alla drammaturgia borghese, a quel naturalismo e a quella visione classica del teatro di testo o "teatro del già detto" in cui gli attori ripetevano a memoria le parole senza creatività, interpreti senza valore. Sono, dunque, questi i motivi che lo condussero a una drastica riconsiderazione e rielaborazione del linguaggio e delle forme comunicative, attraverso la manipolazione tecnica del significante spesso fraintesa dalla critica.
"Non ce l'ho con loro, sono loro che ce l'hanno con me. Perché credono di esserci quando non ci sono" così Carmelo Bene intervenne al "Maurizio Costanzo Show" nel 1990 in riferimento al suo personale rapporto con la critica. La maestosità del pensiero dell'attore e filosofo pugliese tutt'oggi, a vent'anni dalla sua morte, rimane un contributo alla cultura italiana.
Rivediamolo nel salotto di Maurizio Costanzo quando spiega le motivazioni che lo hanno portato a non avere nel suo teatro critica e stampa.