Il giornalista aveva svelato alcuni retroscena su quell'episodio, e alle critiche rispondeva: "C'è del preconcetto contro di me perché faccio televisione"
Era il 1988 quando Gianni Minà in una puntata del "Maurizio Costanzo Show" raccontava degli aneddoti legati alla storica intervista che il giornalista, scomparso lunedì 27 marzo all'età di 84 anni, aveva realizzato con Fidel Castro. Si trattò di un vero e proprio caso mediatico, non solo per il prestigio dell'intervistato, ma anche per le modalità di quell'intervista che nel complesso durò 16 ore. "Dalle 2 del pomeriggio alle 6 del mattino - raccontò -, uno potrebbe dire se fosse stato meglio passare tutto quel tempo con una bella ragazza, ma penso che anche con un personaggio storico ha il suo fascino".
Minà a Costanzo aveva confessato anche di aver provato a interrompere quell'intervista fiume: "A mezzanotte provai a interrompere - ammise - ma il comandante mi disse che avevo aspettato tredici anni per quell'intervista e se avessi voluto realizzarla avrei dovuto aspettare. Così guardai la mia troupe, composta dal meglio del cinema italiano e siamo andati avanti. Lui beveva té con il Rhum. Era stato molto difficile realizzare quell'intervista, io per vicende personali avevo iniziato a frequentare l'America Latina e avevo iniziato a coltivare il desiderio di intervistare Fidel Castro per capire cosa pensasse. Fortunatamente, come diceva Gabriel Garcia Marquez: ho imboccato la strada giusta per realizzare il colpo giornalistico".
Nel corso di quell'ospitata al "Costanzo Show", Minà aveva avuto modo di replicare anche alle critiche che aveva ricevuto in quel periodo: "C'è del preconcetto contro di me perché faccio televisione".