Il comico immaginava l'Italia del 2030 nel suo monologo nel programma comico di Canale 5
© Da video
"Sono venuto qui dal 2030, vengo dal futuro, è stato un viaggio pazzesco". Inizia così il monologo dal futuro di Paolo Migone in una puntata del febbraio 2010 di "Zelig". Il comico toscano, noto per il suo impermeabile e l'occhio nero, immaginava come sarebbe stata l'Italia 20 anni dopo, nel 2030.
Oggi, che da quella data non siamo poi così lontani, possiamo dire che le previsioni di Paolo Migone non sono così distanti dalla realtà: "Non so se sono stato venti secondi, venti minuti, venti giorni - aveva continuato nel suo sketch il comico -. Ho visto l'Italia nel 2030, grandi opere: il ponte di Messina c'è, 22 pilastri (poi fa un gesto con le mani per far capire che c'è solo quello, ndr)".
Migone poi prosegue nella descrizione del futuro ponte sullo Stretto, visto nel suo viaggio nel futuro: "Nel primo pilastro c'è Bossi dentro, con scritto 'we can'. I messinesi ora si chiamano messi male, aspettano la strada. Le auto non hanno le gomme, hanno delle molle che si chiamano jump e servono per saltare da un pilastro all'altro". Poi, descrive la situazione nel resto d'Italia: "Migliaia di centri commerciali, i parcheggi si muovono come i continenti". Anche a Roma la situazione prevista dal comico non è delle migliori: "Il Colosseo è diventato un centro commerciale, hanno rimesso i leoni dentro che fanno la security - ha spiegato -. San Pietro, mi dispiace dirvelo, è un centro commerciale. Entri, da una parte ti confessi, dall'altra c'è il bancomat. Il Papa è Papa Giovanni Rana II, ha la mitra piena di ricotta e spinaci".