Nel giorno della scomparsa dell'ex calciatore, riviviamo l'irriverente intervista rilasciata alla trasmissione della Gialappa's Band
Il mondo dello sport piange la scomparsa di Sinisa Mihajlovic, colpito dalla leucemia mieloide acuta diagnosticata nel 2019. Nato il 20 febbraio 1969 a Vukovar, si era fatto inizialmente notare dalla Stella Rossa di Belgrado e dopo una brillante carriera come centrocampista e difensore tra Roma, Samporia, Lazio e Inter si era affermato come tecnico, sedendosi anche sulla panchina di Inter, Milan e Torino.
L'ultima esperienza, al Bologna, era iniziata poco prima di scoprire la diagnosi della malattia, per poi concludersi con l'esonero arrivato lo scorso settembre a causa di un difficile avvio di stagione. Le cure e il trapianto al midollo avevano però limitato il suo lavoro solamente in parte, mostrandosi più volte attento a seguire i suoi calciatori anche dalla stanza dell'ospedale, diventando così un vero e proprio simbolo della lotta alla malattia.
"La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic", si legge nel comunicato diramato venerdì 16 dicembre dalla famiglia, mentre sui social si sussegue il cordoglio di amici, colleghi e personaggi dello spettacolo che nel tempo hanno imparato a conoscere l'uomo oltre al professionista.
Nel giorno della sua scomparsa, lo ricordiamo con un irriverente intervista riproposta qui sopra e rilasciata al comico ligure Dario Vergassola a "Mai dire Gol 2001", quando Mihajlovic vestiva la maglia della Lazio ed era uno dei simboli biancocelesti. Nella trasmissione di Italia 1 aveva toccato diversi argomenti, a partire ovviamente dal calcio e dalla relazione con la moglie Arianna Rapaccioni, con cui era legato dal 1995, fino a descriverla come la "moglie ideale".
Dario Vergassola aveva quindi salutato il calciatore tentando ironicamente di corromperlo pur di poterlo tesserare nella squadra di cui il comico era tifoso, lo Spezia.