Il dottor Frigoli spiega dal punto di vista somatico l'insorgere delle patologie del sistema immunitario
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"Comprendere il significato profondo dell’insorgere di qualsiasi tipo di allergia non può prescindere dall’individualità del soggetto". A parlare è il dottor Diego Frigoli, presidente della scuola di specializzazione in psicoterapia "Istituto Aneb", psichiatra, psicoterapeuta e fondatore del modello ecobiopsicologico, ovvero la possibilità di poter collegare aspetti legati alla biologia all’ambiente in cui il soggetto vive.
Cosa sono le allergie?
Secondo la medicina, le allergie o ipersensibilità sono una reazione del nostro organismo rispetto ad alcune sostanze, dette allergeni, normalmente innocue ma che nei soggetti allergici creano dei disagi. Di fatto, alcune cellule dell’apparato respiratorio, gastrointestinale, della pelle e del sangue vengono attivate dagli allergeni che rilasciano delle sostanze chimiche responsabili delle reazioni tipiche delle allergie. Quest’ultime sono un’alterazione immunitaria. La sostanza innocua percepita come minacciosa dall’organismo diventa il bersaglio delle nostre difese immunitarie.
La predisposizione alle allergie è ereditaria?
Oltre il cinquanta per cento delle persone allergiche ha almeno un parente che soffre di tale patologia. Non è l’antigene che di fatto viene ereditato ma solo la predisposizione. L’ambiente gioca un ruolo essenziale, ma molti altri fattori contribuiscono al loro sviluppo.
Le allergie agli alimenti sono le più pericolose per l’organismo?
La gran parte delle risposte allergiche agli alimenti è relativamente lieve, ma in un numero limitato di persone si verifica una reazione violenta, potenzialmente letale, che prende il nome di anafilassi. A volte la reazione anafilattica può manifestarsi in maniera molto rapida dopo l’esposizione all’allergene e richiede cure mediche immediate.
Quali sono gli alimenti che espongono maggiormente al rischio di allergie?
Sicuramente la frutta secca e la frutta con guscio (arachidi, noci, mandorle, pinoli), sia come frequenza che come entità delle reazioni. Nei bambini anche il latte e l’uovo spesso causano reazioni allergiche. Altri allergeni che frequentemente posso causare reazioni allergiche sono la soia, i crostacei e il merluzzo. Negli adulti, spesso anche la frutta e la verdura fresca (in particolare pesca, pomodoro). Vorrei far notare, comunque, che molti altri alimenti rispetto alla casistica prima menzionata creano problemi di ipersensibilità negli individui, a prescindere dall’età e da una matrice allergenica. Oltre alle allergie alimentari, notiamo come ci sia un’ampia diffusione di allergie ai pollini agli acari e a molte sostanze anche in soggetti che prima dei quarant’anni non ne avevano sofferto.
Potrebbe meglio chiarire tale aspetto?
Per poter meglio chiarire questo aspetto dovremmo affrontare il tema da un punto di vista ecobiopsicologico, ovvero la possibilità di poter collegare aspetti legati alla biologia all’ambiente in cui il soggetto vive, alla sua storia evolutiva, alle relazioni interpersonali e al suo funzionamento psichico. Comprendere il significato profondo dell’insorgere di qualsiasi tipo di allergia non può prescindere dall’individualità del soggetto da prendere in carico nella sua complessità. Le stime degli allergologi dichiarano che negli ultimi anni i soggetti allergici si sono duplicati e che, nel 2020, in Italia, circa un bambino su due soffrirà di rinite allergica e asma. La comunità scientifica spiega questo dato come una conseguenza del nostro moderno stile di vita occidentale, che ci fa crescere in ambienti troppo inquinati e ci costringe a stare in esilio in case al contrario troppo "pulite". Proviamo a colorare questo dato con una riflessione di tipo emotivo. L'uomo moderno si è forse allontanato troppo dalle leggi della natura, tentando di costruire un mondo nuovo, dominato da una τἡκνη (tecne), priva di anima? Potremmo ipotizzare anche un'analogia tra l'aumento delle allergie e l'aumento degli attacchi di panico nella popolazione?
Per quanto riguarda le riniti potrebbe spiegarci cosa accade in una chiave di lettura ecobiopsicologica?
In primavera, la natura si risveglia e mentre alcuni di noi iniziano a sorridere, altri iniziano a lacrimare e a soffiarsi il naso a causa di riniti allergiche. Nel caso delle riniti, sono chiamate in causa le alte vie aeree dell'apparato respiratorio. Abbiamo un'infiammazione delle aree della mucosa del distretto nasale nel momento in cui inizia il contatto con l'allergene e segue un'abbondante secrezione acquosa, con l'esigenza di soffiare il naso di continuo fino all'occlusione delle narici. La nostra vita sulla terra comincia con un respiro e finisce con un respiro. Il neonato con il parto esce “dal mondo delle acque materne” ed entra nel nuovo “mondo dell'aria”. Attraverso la ritmica alternanza di inspirazioni ed espirazioni noi restiamo in vita, presenti in questo mondo. Attraverso l'aria noi portiamo dentro di noi l'ossigeno, necessario al nostro metabolismo cellulare, e ci liberiamo degli elementi di scarto dello stesso. Il respiro rappresenta simbolicamente lo scambio, la polarità del dare e avere, ovvero la relazione. E' infatti attraverso la relazione, lo scambio di affetti ed emozioni che la nostra psiche vive. Pensiamo ora ai sintomi specifici della rinite: naso che cola, occhi lacrimananti e sospiri; possiamo ipotizzare che il corpo stia mimando un pianto, il quale potrebbe essere un indizio di un vissuto depressivo non metabolizzato dal soggetto rispetto al tema dello scambio e della relazione.
Qual è l’allergene che scatena questa infiammazione?
Spesso l'allergene che scatena questa infiammazione è un polline. I pollini permettono la fecondazione e la riproduzione nel mondo vegetale, simbolicamente rappresentano il tema della sessualità, della fecondità. La primavera in chiave simbolica esprime il tema del rinnovamento, della rinascita panica e della fioritura della forza di eros, che tutto vivifica e che genera nuove forme formate. Una persona che sviluppa riniti allergiche sta forse dichiarando una propria conflittualità rispetto alla possibilità di accedere con spontaneità alla dimensione “panica”, di emozioni ed istinti vitali che viene evocata in sinergia con la trasformazione della natura in atto?
Quali possono essere gli elementi biografici che hanno portato il soggetto a sviluppare questa reazione così di chiusura nei confronti del flusso della vita?
Come terapeuti ecobiopsicologici dovremmo porci diversi interrogativi: con lo starnuto potremmo supporre che l’individuo stia esprimendo parti inconsce di tipo aggressivo o una resistenza della medesima area emotiva. Come mai non può entrare in un dimensione di accettazione e ricezione del mondo esterno? Per quale ragione non può accedere alla propria dimensione di istintualità? Come vive quella necessaria alternanza di dare e ricevere, fondamentale per il benessere psicofisico? In tal senso dovremmo comprendere i modelli operativi interni ambivalenti e evitanti presenti nella memoria implicita del soggetto, analizzarne la fragile identità, capire il dolore inespresso rispetto al tema di un'affettività non ricevuta o vissuta come non disponibile o ancora come invasiva.
In cosa consiste una psicoterapia ecobiopsicologica?
La terapia ha il compito di portare a consapevolezza i vissuti emotivi più arcaici, che non hanno potuto fino a quel momento essere elaborati. Ad esempio un altro tipico allergene è la polvere di casa; l'atmosfera di casa è carica di quelle emozioni che il soggetto non riesce a metabolizzare e che anzi costituiscono un ostacolo per la propria esistenza? Oppure ancora un altro comune allergene è il pelo di animali domestici, quali cane o gatto: quali sue parti vissute in modo istintuale sta il soggetto cercando di evitare? Teme di più l'aspetto d’intimità della relazione o quello dell'aggressività? Chiaramente un terapeuta ecobiopsicologico non interpreta il singolo sintomo, ma ricostruisce nella relazione la rete di senso personale del soggetto che a lui si rivolge. E' proprio per questo che seguendo gli indizi che l'inconscio dissemina si viene a costruire un campo coerente di significati, filo rosso conducente terapeuta e paziente sul luogo metaforico del trauma vissuto, per poter riprendere insieme la tessitura della trama di vita del Sè Psicosomatico.