A Tgcom24 la consulenza della dottoressa Giulia di Colo, responsabile del Centro di Allergologia e di Immunodeficienze dell'Ospedale San Raffaele di Milano
© Ufficio stampa
Quali sono i pollini responsabili delle allergie autunnali?Quali sono i test da fare per attestare le allergie?Come alleviare i sintomi prima di ricorrere ai farmaci?Come scegliere adeguatamente gli antistaminici e i farmaci per una buona terapia?
Le allergie autunnali "tormentano" sempre di più. È tutta colpa del cambiamento climatico: l'aumento delle temperature rende infatti più lunga la durata della stagione pollinica, che inizia circa tre settimane prima rispetto a vent'anni fa e si protrae fino all'autunno inoltrato. Vediamo che cosa causa queste allergie, come tenerle sotto controllo e come verificare se si è allergici.
L’estate sta volgendo al termine portando via con sé il periodo delle allergie estive, è sconsigliato, però, abbassare la guardia: ottobre è alle porte con una nuova ondata di pollini. Naso chiuso, occhi arrossati, sintomi influenzali porteranno migliaia di persone a riversarsi nelle farmacie per chiedere sollievo. Quali sono i pollini responsabili delle allergie autunnali? Quali i test da fare per attestare le allergie? Come alleviare i sintomi prima di ricorrere ai farmaci e come scegliere adeguatamente gli antistaminici? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Giulia di Colo responsabile del Centro di Allergologia e di Immunodeficienze presso l’Unità operativa di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Tra le allergie che possono insorgere nei mesi autunnali, le più comuni sono quelle a pollini quali ambrosia, artemisia, parietaria che sono delle piante erbacee ampiamente diffuse nel nostro Paese e la cui pollinazione si protrae fino ai mesi autunnali, e alle cosiddette graminacee “tardive” che possono continuare la loro pollinazione fino a fine estate-inizio autunno a seconda del clima; ma non solo i pollini sono i responsabili delle allergie autunnali; anche allergeni diversi come muffe (alternaria e in misura minore aspergillus e cladosporium) e acari della polvere, proprio in autunno, hanno il loro picco di crescita.
Le allergie a pollini e muffe si manifestano sia all’aperto che al chiuso, soprattutto in luoghi umidi e, nel caso degli acari nelle zone più polverose delle nostre abitazioni ma anche nei cuscini e nei materassi in quanto gli acari sono microscopiche creature che si nutrono di piccole squame cutanee umane; le manifestazioni cliniche possono andare dalla rino-congiuntivite fino a vere e proprie crisi asmatiche.
La proliferazione di muffe e acari è particolarmente favorita durante i mesi autunnali, per le condizioni climatiche temperate e la presenza di umidità nell’aria, in particolare per la combinazione tra le prime piogge e l’accensione dei termosifoni.
Qualora ci si accorga di avere manifestazioni associabili a uno stato allergico quali prurito nasale, starnuti, rinorrea acquosa, lacrimazione e bruciore oculare, tosse stizzosa, si dovrebbe fare riferimento allo specialista allergologo che saprà indicare gli esami diagnostici più opportuni per identificare il fattore scatenante dell’allergia.
Per diagnosticare un’allergia ad “inalanti”, quindi pollini o acari e muffe, si può ricorrere ai prick test o agli esami del sangue. I prick test sono dei test cutanei che prevedono l’applicazione di estratti delle diverse fonti allergeniche sulla cute del paziente per poi essere punte leggermente con una lancetta monouso. Tramite l’osservazione della reazione della pelle (con formazione di un pomfo pruriginoso in caso di ipersensibilità) lo specialista determinerà a quali di questi allergeni l’individuo è sensibile.
Gli esami del sangue, invece, possono focalizzarsi sulla ricerca delle immunoglobuline IgE specifiche per singoli allergeni oppure consistere in quella che chiamiamo “diagnostica allergologica molecolare”, che permette di valutare contemporaneamente la presenza di un numero elevato di sostanze, la maggior parte delle quali valutate a livello delle singole proteine che compongono ogni fonte allergenica. Un’analisi molto precisa, che consente di identificare la causa specifica della reazione allergica del paziente e agire di conseguenza.
Sicuramente il primo step nella gestione della sintomatologia allergica è l’evitamento dell’allergene, ma spesso e a seconda del tipo di allergene poco si può in realtà fare; intendo dire che nel caso dei pollini si può controllare quotidianamente il bollettino dei pollini locali e limitare il tempo trascorso all'aperto quando il tasso dei pollini è elevato. Se possibile, delegare le attività all'aperto o nel caso fosse indispensabile svolgerle di persona, indossare una maschera antipolline. Importante utilizzare filtri per l'aria certificati e sostituirli regolarmente.
Altri consigli sono il tenere i finestrini chiusi e utilizzare l'aria condizionata, lavare i vestiti dopo le attività all'aperto e asciugare tutti gli abiti in asciugatrice anziché all'aperto, lavare i capelli ogni giorno prima di coricarsi per tenere il polline lontano dal letto, pulire gli animali domestici prima di farli entrare in casa per eliminare il polline.
Invece una drastica riduzione dell'esposizione agli allergeni degli acari della polvere, attraverso i cosiddetti “provvedimenti di bonifica ambientale”, può alleviare i sintomi correlati per cui si consigliano materassi e cuscini rivestiti con speciali tessuti antiallergici, lavare la biancheria da letto ogni settimana asciugarla in asciugatrice, eliminare i ricettacoli di acari della polvere, come i pelouche, utilizzare deumidificatori per ridurre i livelli di umidità interna a meno del 45%.
In caso di allergia alle muffe, il medico potrebbe consigliare un piano di gestione dell'allergia che includa il limitare il tempo trascorso all'aperto nelle stagioni in cui la muffa è maggiormente presente, indossare una mascherina quando si toccano o si spostano materiali vegetali ed evitare di rastrellare e bruciare foglie secche, migliorare la circolazione d'aria tra le stanze, rimuovere le fonti di umidità, azionare le ventole di sfiato durante e dopo aver fatto la doccia o il bagno.
Il trattamento delle allergie si divide sostanzialmente in due approcci: quello farmacologico cosiddetto “sintomatico” che si basa sull’utilizzo di antistaminici di ultima generazione, comunemente utilizzati per ridurre sintomi quali starnuti, prurito e rinorrea e non determinare particolari effetti collaterali come la sonnolenza; corticosteroidi nasali che consentono di ridurre l'infiammazione nasale, decongestionanti e irrigazioni con soluzione salina che possono contribuire a eliminare le sostanze irritanti e ad alleviare i sintomi nasali.
D’altra parte, esiste oggi la possibilità di una immunoterapia specifica, personalizzata in base alle esigenze individuali del paziente e alle sensibilizzazioni riscontrate. Si tratta della cosiddetta “vaccinazione” contro le allergie e consiste nella somministrazione dell’allergene che causa la malattia allergica in dosi incrementali fino a raggiungere una dose di mantenimento. La somministrazione può essere sublinguale o sottocutanea, e la terapia va portata avanti per almeno tre anni, con schemi terapeutici diversi in base all’allergene causale. Si tratta di una possibilità molto interessante per i pazienti allergici: si stima infatti che il 95% dei pazienti che si sottopone a immunoterapia specifica riesca a desensibilizzarsi e a risolvere le manifestazioni allergiche, con un netto cambiamento nella qualità della vita.