Dal 2020, anno d'esordio degli Airalzh Grants for Young Researchers, sono 1,2 i milioni di euro investiti nella ricerca contro la malattia di Alzheimer destinati a 26 Progetti di giovani ricercatori under 40
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Claudia Carrarini, Lorenzo Gaetani, Arianna Menardi, Fausto Roveta e Giacomo Siano sono i cinque ricercatori che, con il loro Progetto di Ricerca, si sono aggiudicati l'edizione 2023 del Bando AGYR (Airalzh Grants for Young Researchers). Airalzh Onlus (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer), Associazione toscana con sede a Barberino di Mugello, continua così ad impegnarsi per poter arrivare ad "un domani senza Alzheimer". Con i 300mila euro stanziati per il Bando AGYR 2023, infatti, è stata toccata quota 1,2 milioni, una cifra che - nel corso di 4 anni - è stata assegnata per sviluppare 26 Progetti di Ricerca, di altrettanti ricercatori, sul tema della diagnosi precoce della malattia di Alzheimer e degli stili di vita.
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"Anche quest'anno, grazie alle donazioni private e al supporto delle aziende, siamo stati in grado di premiare cinque giovani ricercatori che hanno presentato Progetti di Ricerca selezionati tra oltre 100 domande ricevute - afferma la Prof.ssa Alessandra Mocali, Presidente di Airalzh Onlus -. L'obiettivo della nostra Associazione è contribuire, giorno dopo giorno, allo sviluppo della Ricerca medico-scientifica sulle demenze e sull'Alzheimer, una malattia 'silente' che, a causa dell'invecchiamento della popolazione, è destinata a crescere sempre di più. Con i Bandi AGYR diamo così un'opportunità a dei giovani ricercatori, di sviluppare carriere indipendenti e, allo stesso tempo, portare avanti la ricerca di valore in Italia su questa terribile malattia".
I vincitori del Bando AGYR 2023, che svilupperanno i rispettivi Progetti di Ricerca in Università e Centri d’eccellenza in tutta Italia (Roma, Torino, Pisa, Perugia, Padova), hanno un'età inferiore ai 40 anni ed hanno elaborato progetti originali - in lingua inglese - che sono stati finanziati con importi che variano da 48mila euro a 60mila euro circa sulla base delle richieste e della valutazione del Comitato Tecnico Scientifico di Airalzh.
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La Dr.ssa Claudia Carrarini, attualmente al terzo anno di Dottorato di Ricerca in Neuroscienze presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, svolge la propria attività clinica e scientifica presso l’IRCCS San Raffaele di Roma e sta lavorando al Progetto di Ricerca "Effetti della Stimolazione Transcranica a impulsi (TPS) sulla connettività cerebrale funzionale e strutturale nelle fasi iniziali della Malattia di Alzheimer". Il Progetto parte dal presupposto che, con la malattia di Alzheimer, prima si interviene e più possibilità di rallentarla ci sono. La TPS si basa sul rilascio di impulsi sonori in specifiche aree cerebrali, inducendo la produzione di diverse concentrazioni di neurotrasmettitori, fattori umorali e di crescita cellulare. Recentemente tale tecnica ha dimostrato potenziali effetti benefici nel migliorare le prestazioni cognitive nei pazienti affetti da Alzheimer nei diversi stadi della malattia. Poche evidenze, tuttavia, sono al momento disponibili sull’efficacia della TPS nelle fasi prodromiche di malattia, come il disturbo neurocognitivo lieve (MCI) e nel modulare il funzionamento e le connessioni tra i neuroni. L’obiettivo principale del progetto è quello di valutare se il trattamento con TPS sia in grado di migliorare o stabilizzare, nel breve e nel lungo termine, le funzioni cognitivo-comportamentali e di modulare la plasticità sinaptica neuronale nei pazienti con MCI e con Alzheimer in fase lieve.
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Il Dr. Lorenzo Gaetani è un Neurologo e Ricercatore che lavora presso l’Università degli Studi di Perugia, sia nella Clinica Neurologica dell'Azienda Ospedaliera che nel Laboratorio di Neurochimica Clinica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia. Il titolo del suo Progetto di Ricerca è "L'impatto delle patologie miste sulle traiettorie dei biomarcatori plasmatici nella malattia di Alzheimer". I biomarcatori attuali della malattia di Alzheimer, misurati nel liquido cerebrospinale, riflettono meccanismi chiave come l'amiloidosi e la neurodegenerazione. Tuttavia, nel 20-50% dei casi di malattia di Alzheimer è possibile identificare anche un altro meccanismo alterato, definito "sinucleinopatia", caratterizzato da un accumulo anomalo nel sistema nervoso della proteina α-sinucleina. Non è ancora chiaro come questo meccanismo possa influenzare l’evoluzione della malattia. Grazie a nuovi test che consentono di misurare i meccanismi chiave della malattia di Alzheimer (amiloidosi, taupatia, neurodegenerazione) anche su sangue, è oggi possibile ripetere queste misure nel tempo e verificare come cambiano nel tempo. Questo progetto studierà 123 persone con diverse fasi di malattia di Alzheimer, analizzandone i campioni di liquido cerebrospinale e sangue raccolti al momento della diagnosi. Su questi, si cercherà la presenza di sinucleinopatia con una metodica innovativa applicata al liquido cerebrospinale e si misureranno diversi altri marcatori su sangue. Grazie a delle valutazioni a distanza si verificherà come l'evidenza di sinucleinopatia, ma anche di neuroinfiammazione e di neurodegenerazione indipendente dall'amiloidosi, possano influenzare l'evoluzione clinica e le dinamiche dei biomarcatori su sangue nella malattia di Alzheimer.
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La Dr.ssa Arianna Menardi, Ricercatrice presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova con dei trascorsi di studio all’estero fra cui University of Liverpool e Harvard Medical School (Stati Uniti) è al lavoro sul Progetto di Ricerca “Studio delle alterazioni nelle connessioni funzionali del cervello come indicatori precoci della Malattia di Alzheimer nelle persone a rischio". Con questo progetto si punta a studiare la presenza di alterazioni nella comunicazione tra le diverse aree cerebrali, che si ipotizzano essere presenti negli stadi primordiali della patologia, prima ancora dell’insorgenza dei sintomi. In un sistema complesso come il cervello, si crede che queste alterazioni definiscano una "mappa" spaziale che guida l’emergere di successivi danni cerebrali. Si ipotizza anche che queste mappe di alterazione nella comunicazione cerebrale siano specifiche per patologia, questo permetterebbe di distinguere precocemente tra la malattia d’Alzheimer e altre forme di demenza.
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Il Dr. Fausto Roveta, laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Neurologia, è un dottorando in Neuroscienze presso l'Università degli Studi di Torino. Il suo Progetto di Ricerca ha come titolo "Studio dei biomarcatori sinaptici e di neuroinfiammazione nel continuum della malattia di Alzheimer". L'obiettivo è quello di tracciare un profilo dei pazienti in base a diversi aspetti della malattia e i risultati raggiunti potrebbero contribuire ad implementare le strategie di medicina di precisione. La neuroinfiammazione e la disfunzione sinaptica sono fattori chiave nello sviluppo della malattia di Alzheimer. Il progetto ha l'obiettivo di chiarire il ruolo di questi processi patologici e il loro contributo ai meccanismi che portano alla neurodegenerazione. Verranno inclusi 60 individui affetti da decadimento cognitivo lieve, con analisi di biomarcatori a livello del liquor cerebrospinale. Verranno misurati i marcatori neuroinfiammatori e di degenerazione sinaptica. Inoltre, attraverso una tecnica di imaging medico-nucleare denominata FDG-PET si valuterà il metabolismo regionale del glucosio nel cervello. Attraverso analisi di correlazione sarà possibile rivelare le associazioni tra i profili dei biomarcatori e il loro contributo nel determinare la disfunzione neuronale, misurata dalla FDG-PET cerebrale. Verranno inoltre eseguite valutazioni cliniche e neuropsicologiche longitudinali ogni 6 mesi per stimare l'andamento cognitivo dei pazienti. Questo studio potrà aiutare a migliorare la comprensione della neuroinfiammazione e delle alterazioni sinaptiche nella malattia di Alzheimer e i risultati potranno facilitare il miglioramento delle applicazioni diagnostiche e prognostiche di questi biomarcatori. Con l'emergere di terapie innovative ed efficaci, diventerà sempre più importante tracciare un profilo dei pazienti in base a diversi aspetti della malattia e i risultati di questo studio potranno contribuire a migliorare le strategie di medicina di precisione.
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Il Dr. Giacomo Siano ha ottenuto un Dottorato di Ricerca in Neuroscienze, con Lode, alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Il suo Progetto di Ricerca è dedicato a "Indagine sul ruolo della Tau nucleare nella biogenesi dei ribosomi". L'obiettivo è indagare il ruolo della proteina Tau nucleare nella formazione e nella maturazione dei ribosomi durante la progressione della malattia di Alzheimer, ma si cercheranno anche potenziali fattori che possano prevenire alterazioni nella sintesi proteica e la conseguente neurodegenerazione. Tau è una proteina che si trova principalmente nei neuroni e svolge un ruolo cruciale in diversi processi cellulari per garantire la corretta funzionalità neuronale. Nelle demenze essa subisce modifiche che ne compromettono la funzione e causano aggregazione, danno cellulare e neurodegenerazione. Investigando i meccanismi molecolari di Tau, è stata trovata una relazione con l’attività e formazione dei ribosomi e con l’alterazione della sintesi delle proteine, processi che portano a danni neuronali.
Airalzh Onlus, intanto, ha pubblicato il Bando AGYR 2024. Rivolto a ricercatori under 40, è previsto, come nelle edizioni precedenti, lo stanziamento di 300mila euro per finanziare Progetti di Ricerca su diagnosi precoce della malattia di Alzheimer, prevenzione e stili di vita.