A essere soli sono soprattutto gli ultra 85enni. Ma il 28% aiuta amici, parenti o la collettività
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Gli over 65 italiani vivono lo spettro dell'isolamento sociale. Il 16%, nel biennio 2022-2023, dichiara infatti che, durante una settimana normale, non ha avuto contatti, neppure telefonici, con altre persone e il 75% riferisce di non aver frequentato alcun punto di aggregazione (come parrocchia, circoli per anziani o circoli di partiti o di associazioni). È quanto emerge dai dati della sorveglianza "Passi d'Argento" dell'Istituto superiore di Sanità.
Complessivamente il 15% riferisce di non aver avuto contatti neppure telefonici con altre persone e di non aver frequentato luoghi di aggregazione, vivendo di fatto in una condizione di isolamento, che può incidere notevolmente sulla qualità della vita e, oltre a condizionare gli aspetti della vita di relazione, può compromettere le attività quotidiane.
"In base ai nostri dati, quasi un over 65 su 7 vive in modo isolato, è necessario spezzare il cerchio di solitudine che si stringe intorno agli anziani perché questa condizione psicologica influisce in modo significativo sulla qualità della loro vita e salute. Oggi più che mai, in un mondo digitalizzato che può favorire l'isolamento, costruire reti e relazioni è essenziale per il benessere delle intere comunità", sottolinea Rocco Bellatone, presidente dell'Iss.
L'isolamento sociale coinvolgeva il 20% degli ultra 65enni nel 2016-2017, è sceso al 17% nel 2018-2019, a poco meno del 16% nel 2020-2021 e rimane stabile al 15% fino al biennio 2022-2023. Gli esperti evidenziano quindi che negli ultimi anni si va osservando una lenta ma costante riduzione della quota di persone a rischio di isolamento sociale, che tuttavia la pandemia sembra aver rallentato.
La condizione di isolamento sociale non mostra significative differenze di genere, ma è più frequente fra gli ultra 85enni (32% rispetto al 10% fra i 65-74enni), tra chi ha un basso livello di istruzione (24% rispetto al 10% fra persone più istruite) e maggiori difficoltà economiche (27% rispetto all'11% fra chi non ne ha) e fra i residenti nelle Regioni meridionali (20% rispetto il 13% nel Centro e 10% nel Nord).
Tuttavia, dai dati emerge anche che il 28% degli anziani rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività: il 17% si prende cura di parenti con cui vive, il 14% di familiari o amici con cui non vive e il 5% partecipa ad attività di volontariato. Questa capacità/volontà di essere risorsa è una prerogativa femminile (31% fra le donne rispetto al 24% negli uomini), si riduce notevolmente con l'avanzare dell'età (coinvolge il 34% dei 65-74enni ma appena il 13% degli ultra 85enni), ed è minore fra le persone con un basso livello di istruzione e tra chi ha difficoltà economiche. Nelle Regioni del Sud la quota di over 65 risorsa per la collettività è mediamente più bassa che nel resto del Paese.
La partecipazione a eventi sociali coinvolge il 20% degli ultra 65enni: il 18% dichiara di aver partecipato a gite o soggiorni organizzati e il 5% frequenta un corso di formazione (lingua inglese, cucina, uso del computer o percorsi presso Università della terza età). L'adesione ad attività di questo tipo si riduce con l'età (coinvolge il 27% dei 64-75enni ma appena l'8% degli ultra 85enni) ed è decisamente inferiore fra le persone con un basso livello distruzione e tra chi ha difficoltà economiche. Svolgere un'attività lavorativa retribuita è poco frequente (7%) ed è prerogativa di persone con un più alto titolo di studio (12% rispetto al 2% tra chi al più la licenza elementare).