Messe sotto la cute e imbevute di un cocktail di principi attivi
© Afp
Il melanoma, potrebbe essere messo KO da un vaccino sottocutaneo con dischetti di materiale spugnoso “imbevuti” di principi attivi. E' cominciato il primo test clinico un vaccino antimelanoma che riprogramma il sistema immunitario rendendolo capace di attaccare il tumore. I test su animali hanno avuto esito positivo e i risultati della ricerca condotta dalla Harvard University sono stati pubblicati su Science Translational Medicine.
Work in progress - Questa prima sperimentazione clinica durerà fino al 2015. I vaccini terapeutici contro i tumori si basano su un principio comune: istruire il sistema immunitario del paziente a riconoscere e attaccare selettivamente le cellule tumorali. Per fare questo in genere si prelevano delle cellule immunitarie del malato che poi si modificano in provetta facendo loro "incontrare" molecole tumorali (antigeni) che gli servono per imparare a riconosce il tumore. Infine, le cellule così modificate si reiniettano nel paziente e fanno il loro lavoro.
Ad oggi sono vari i vaccini antitumorali sviluppati e in via di sperimentazione. Tra questi vi è per esempio il vaccino personalizzato contro le recidive del glioblastoma, micidiale tumore del cervello: il vaccino, ideato su misura del singolo paziente, è stato testato con successo su 40 malati il cui tumore era ricomparso dopo la terapia standard con chirurgia e chemio.
A Siena invece è in corso di studio il vaccino "Tspp" per il cancro al colon e al polmone. Lo studio è condotto al policlinico senese Santa Maria alle Scotte dalla microbiologa Maria Grazia Cusi e dall'oncologo Pierpaolo Correale. Fa ben sperare anche il vaccino Usa per uno dei tumori meno curabili, il cancro del pancreas, testato da oncologi della Case Western Reserve University School of Medicine di Cleveland, che ha migliorato la sopravvivenza dei pazienti liberi dal tumore.
Modalità di somministrazione originale - Il melanoma, cancro legato anche all'abbronzatura non protetta e ai lettini solari, colpisce in Italia qualcosa come 7mila persone ogni anno (dati resi noti nel maggio scorso in occasione di dell'Euromelanoma Day 2013). Questo della Harvard non è il primo vaccino antimelanoma sviluppato, ma è unico per il suo modo di somministrazione. Infatti, invece di prendere le cellule immunitarie del paziente e riprogrammarle in laboratorio per poi reiniettarle, il vaccino nei dischetti, a base di fattori di crescita e antigeni tumorali personalizzati, viene messo sotto cute.
Una volta posizionati, i dischetti richiamano le cellule immunitarie del paziente in sede cutanea addestrandole ad attaccare selettivamente il tumore. Dopo che le cellule immunitarie sono state attratte in prossimità dei dischetti, questi rilasciano i loro principi attivi e si riassorbono spontaneamente.
Quella appena cominciata, reclutando i pazienti sotto la supervisione del team della Harvard e del Dana-Farber Cancer Institute, è una sperimentazione di fase I che ha come obiettivo primario quello di testare la sicurezza del vaccino sui pazienti. Dovranno poi seguirne altre per stabilirne l'efficacia.