Manca una diagnosi iniziale in quasi la metà dei casi
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Ogni dieci minuti un italiano si ammala di Alzheimer, per un totale oggi di 7-800 mila casi, numeri che saranno doppi nel 2020 e tripli nel 2050. In trent'anni, in Italia vi saranno infatti oltre 3 milioni di persone che avranno bisogno di cure e di assistenza ininterrotta. Mancano test diagnostici, farmaci incisivi e una formazione su misura per familiari e badanti, mentre la malattia è ancora caratterizzata da mancata diagnosi iniziale nel 43% dei casi.
"Ti ricordi?" - I dati sono emersi dall'International Alzheimer's Disease Physicians Survey, un'indagine realizzata da Eli Lilly, che quest'anno celebra i 25 anni di ricerca e sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche per la malattia. L'indagine è stata presentata a Roma in occasione del Talk Show "Ti ricordi?", organizzato dall'Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (Aima).
"Cifre sottostimate" - L'indagine ha coinvolto medici di cinque nazioni (Usa, Gran Bretagna, Italia, Francia e Giappone).
Carlo Caltagirone, neurologo all'Università di Roma Tor Vergata, commenta: "L'Alzheimer è la più comune forma di demenza con un tasso in costante crescita. Nel 2010, 35.6 milioni di persone nel mondo ne erano affette, un dato destinato a raddoppiarsi nell'arco di 20 anni, con già nel 2030 65.7 milioni di casi e 115.4 milioni di diagnosi nel 2050. Una proporzione trasferibile in Italia, dove si registrano all'incirca 700 mila ammalati, con circa 80 mila nuovi casi ogni anno. Ma sono cifre sottostimate".
Altro aspetto da considerare è, poi, per Patrizia Spadin, presidente dell'Aima, che "questa patologia determina un impatto elevatissimo sulla qualità della vita dei caregiver e dei familiari, con un cambio radicale delle abitudini di vita, la riduzione del tempo e delle risorse da dedicare al resto della famiglia e al lavoro".