La comunità scientifica al lavoro per trovare una terapia naturale
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La celiachia - o malattia celiaca (MC) – è l'intolleranza alimentare più diffusa nel mondo, con una prevalenza di circa l'1% a livello globale. Si tratta di un'intolleranza permanente al glutine (o enteropatia da glutine), una sostanza presente nel grano (frumento), nell'orzo, nel farro, nella segale, nella spelta, nel kamut e nel triticale (risultato dell'unione di due tipi di proteine). A risultare tossiche, in un soggetto celiaco, sono le prolammine, in particolare la gliadina che, insieme alla glutenina, costituisce per l'appunto il glutine.
La celiachia è una patologia legata, principalmente, ad una predisposizione genetica propria dell'individuo che, in presenza di glutine, innesca una risposta immunitaria di difesa, a livello dell'intestino tenue, da parte di quella che, erroneamente, viene vista come una proteina pericolosa. Si va poi a scatenare un'infiammazione cronica dei villi intestinali, a volte con alterazioni di diversi gradi, che riducendosi posso portare ad un malassorbimento delle sostanze nutrienti.
Al momento, un'alimentazione senza glutine rappresenta l'unica terapia contro la celiachia, ma la comunità scientifica è al lavoro per individuare un'alternativa - priva di effetti collaterali e preferibilmente naturale - che possa bloccare gli eventi infiammatori tipici di tale patologia. Proprio a tale proposito, uno studio presentato dall'ISS-Istituto Superiore di Sanità, ha portato all'identificazione di una sequenza, presente in alcune varietà di grano e segale, che è in grado di esercitare un effetto protettivo nei confronti della tossicità della gliadina, inibendo la risposta infiammatoria provocata dal glutine. Le fasi successive di questo studio, già in corso, prevedono di definire con esattezza quali siano i meccanismi alla base dell'azione protettiva. Rimaniamo in attesa dei risultati per vedere che futuro avrà questa scoperta.
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