L'ex campionessa del mondo di pattinaggio Marisa Canafoglia oggi è una fisioterapista dell’età evolutiva e guida un progetto formativo per bambini con disturbi dello spettro autistico
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Marisa Canafoglia, 58 anni, è una leggenda del pattinaggio corsa: fino al 1988 è stata un’atleta di punta della disciplina, conquistando trenta volte il titolo italiano assoluto, venti quello europeo, dodici il titolo mondiale. Una passione per lo sport che non si è mai spenta e che Canafoglia ha utilizzato per coinvolgere i bambini con Disturbo dello Spettro Autistico (Dsa), a partire dal 2016 all’interno di una società sportiva di pattinaggio corsa a Jesi (Ancona).
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Successivamente, dopo la pandemia, ha pensato di applicare questa attività al suo lavoro di fisioterapista dell’età evolutiva presso il Gruppo KOS, nel Centro Ambulatoriale S. Stefano, sempre a Jesi. È qui che è attivo un programma innovativo rivolto ai bambini con autismo che prevede l’insegnamento individuale del pattinaggio a rotelle come attività formativa che interviene su diversi aspetti cruciali dello sviluppo: il sistema sensoriale e motorio, la motivazione, le relazioni sociali e la regolazione emotiva.
“I bambini con DSA spesso presentano un’attività motoria intensa e una spiccata propensione per il movimento. Altrettanto spesso manifestano comportamenti atipici e bizzarri, con tendenza all’isolamento e con interessi ristretti e ripetitivi. Il pattinaggio corsa è un’attività autonoma, con regole semplici, ed è praticabile in spazi delimitati: per questo abbiamo pensato che fornisse un contesto rassicurante per potenziare diversi aspetti dello sviluppo: l'area motoria, con un focus sull'incremento della coordinazione, dell'equilibrio statico e dinamico e dell'imitazione motoria; l'area comunicativo-sociale, promuovendo l'attenzione condivisa e l'interazione con l’operatore; l'area delle attività stereotipate, inserendo esercizi variabili per stimolare la flessibilità e, da ultimo, l’area delle autonomie personali, come mettere e togliere i pattini e il casco”, spiega Canafoglia.
Il progetto del Centro ambulatoriale S. Stefano si basa su una revisione della letteratura scientifica esistente da cui emergono gli impatti positivi dell'attività fisica, in particolare per jogging e nuoto, sulle persone con disturbi dello spettro autistico: il pattinaggio a rotelle con le sue caratteristiche simili di autonomia e spontaneità del gesto atletico, emerge come una nuova e promettente opzione aggiuntiva.
Pensato per bambini dai 5 agli 8 anni, il progetto viene svolto in un ambiente circoscritto e sicuro (la palestra di riabilitazione), inizialmente con sessioni individuali e solo successivamente in piccoli gruppi. Si sviluppa in diverse fasi, progressivamente adattate alle capacità e alle esigenze dei partecipanti:
Primo Step: il bambino familiarizza con i pattini su un tappeto, per acquisire sicurezza nel mezzo.
Secondo Step: il bambino si sposta su superfici più scorrevoli, affinando l'equilibrio e l'attenzione.
Terzo Step: si affrontano percorsi motori più complessi, superando ostacoli e vincoli di direzione.
Quarto Step: si partecipa a giochi di piccolo gruppo, per favorire l'interazione sociale e l'integrazione tra pari (ad esempio tramite il gioco con la palla sui pattini o semplici percorsi motori) sempre in un contesto ordinato e con compiti precisi.
“Nel corso del tempo abbiamo coinvolto oltre 20 bambini, anche con un corso di pattinaggio a rotelle all’aperto con l’Associazione “Liberinsieme” di Jesi. Abbiamo ottimi riscontri in termini di benessere generale, riduzione delle stereotipie e riduzione dei disturbi del sonno, partecipazione e divertimento.Credo che il pattinaggio possa essere considerato una valida attività motoria da proporre a individui con DSA. Le competenze sviluppate, una volta acquisite, possono essere esercitate in piena autonomia, sia all'aperto sia nelle piste di pattinaggio, offrendo ai bambini e alle loro famiglie nuove opportunità di crescita e inclusione", conclude Canafoglia.