TEST SU TOPI

Cancro, creata una proteina che potrebbe bloccare le metastasi

Test di successo sui topi, ma sono necessari ulteriori approfondimenti

25 Set 2014 - 16:42
 © -afp

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E' stata sviluppata una proteina che interrompe la metastasi, il processo che fa sì che le cellule tumorali si stacchino dal sito originale del cancro, viaggino attraverso il sangue e inizino crescite aggressive in altre parti del corpo. La scoperta, testata su topi, è della Stanford University ed è stata pubblicata su Nature Chemical Biology. Gli esperti specificano che sono necessari ulteriori studi.

Processo fatale - Il processo, noto come metastasi, può causare la diffusione del cancro con effetti mortali. Jennifer Cochrain, tra gli autori della ricerca, spiega: "La maggior parte dei pazienti che muore a causa del cancro è preda delle forme metastatiche della malattia". Oggi i dottori provano a rallentare o a fermare le metastasi tramite la chemioterapia che non è sempre efficace e ha molti effetti collaterali.

Grazie a una proteina esca - La squadra di Stanford cerca di fermare le metastasi, senza effetti collaterali, evitando l'interazione tra due proteine, l'Axl e Gas 6, che dà il via alla diffusione del cancro.

I ricercatori hanno usato una proteina ingegnerizzata per creare una versione inoffensiva di Axl, in grado di agire come esca. Questa si aggrappa alle proteine Gas 6 nel flusso sanguigno impedendo loro di associarsi con le Axl presenti nelle cellule del cancro.

Gli esperimenti - I ricercatori hanno effettuato i test su topi con tumore. Nel gruppo con cancro alla mammella c'è stata una riduzione del 78% dei noduli metastatici rispetto ai topi non trattati. Nel gruppo con tumore alle ovaie si è evidenziata una riduzione del 90% dei noduli metastatici quando trattati con la proteina esca.

Antonio Giaccia, che ha partecipato allo studio, commenta: "E' una terapia molto promettente che sembra essere efficace e non tossica negli esperimenti pre clinici. Potrebbe aprire un nuovo approccio per la cura del cancro".

Gli esperti, però, precisano che sono necessari ancora altri studi su animali prima che la tecnica sia testata sull'uomo.

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