La modalità inalatoria offre le stesse garanzie di quella intravenosa. Si tratta di uno dei più grandi studi mai condotti in questo ambito
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L'anestesia, sia che venga somministrata tramite inalazione sia che venga iniettata in vena, "non produce alcuna differenza dal punto di vista della sicurezza". E' quanto si legge in uno studio dell'Irccs Ospedale San Raffaele, che getta nuova luce sulle pratiche in ambito cardiochirurgico. Finora l'anestesia volatile era considerata "preferibile" rispetto a quella di tipo intravenoso per i suoi effetti cardioprotettivi in operazioni come il bypass aortocoronarico.
La ricerca multicentrica, pubblicata sulla rivista The New England Journal of Medicine, è stata condotta in 36 centri di 13 Paesi coinvolgendo 5.400 pazienti e rappresenta uno dei più grandi studi anestesiologici mai condotti.
L'importanza dell'anestesia - Oggigiorno l'anestesia è indispensabile per qualsiasi tipo di intervento chirurgico, in quanto permette ai pazienti di essere sottoposti a operazioni e altre procedure più o meno invasive senza provare dolore, oltre a proteggere l'organismo dall'intervento stesso. Molti progressi della chirurgia dipendono dagli sviluppi della moderna anestesia, senza la quale, per esempio, non sarebbe possibile effettuare interventi cardiochirurgici maggiori, le cosiddette "operazioni a cuore aperto". Negli anni, diverse ricerche hanno suggerito di preferire, negli interventi al cuore, l'anestesia inalatoria per le sue conseguenze farmacologiche positive, come la riduzione di infarto miocardico. Tuttavia, finora non esistevano studi consistenti che evidenziassero reali differenze nelle conseguenze cliniche tra anestesia intravenosa e volatile nei pazienti sottoposti a questo tipo di operazioni.
Lo studio - La ricerca condotta dai medici e ricercatori del San Raffaele, in collaborazione con ospedali di tutto il mondo, ha voluto verificare l'effettiva differenza fra i due tipi di anestesia generale nelle operazioni di bypass aortocoronarico, monitorando la mortalità a un anno dei pazienti ed eventuali reazioni avverse. "Abbiamo scelto di focalizzarci sull'intervento di bypass aortocoronarico perché si è dimostrato essere un ottimo modello per osservare gli effetti dell'anestesia, oltre che uno degli interventi maggiori più frequenti", spiega Giovanni Landoni, primo autore della ricerca.
I risultati - Dal 2014 al 2017 sono stati reclutati 5.400 pazienti, successivamente divisi in due gruppi. Il primo è stato trattato con anestesia volatile, mentre l'altro con anestesia intravenosa. Monitoraggi successivi non hanno mostrato alcuna differenza significativa nelle conseguenze cliniche post-operazione. Anestesia volatile e intravenosa sono, quindi, ugualmente sicure.
Riduzione dei costi sanitari - "Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto perché, oltre a rassicurare medici e pazienti, indica che già nell'immediato sarà possibile ridurre i costi dell'anestesia in ogni Paese. Dal momento che i risultati sono del tutto comparabili, saranno i Paesi stessi a decidere se preferire un'anestesia rispetto all'altra a seconda dei costi, caso per caso, afferma Alberto Zangrillo.